venerdì 17 marzo 2023

LETTERA AI CRITICI

 









In riferimento 


Ad un mondo perduto 






Sono quell’uno che vi ha capiti, il primo che ha colto la vostra definizione essenziale: siete gli esseri eterni in attesa della Perfezione, ridotti quotidianamente a semplici elogiatori della rilegatura, costretti dalla frustrazione, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno, del poema, del romanzo, del libro; siete i soli che amate e concepite la Perfezione; gli scrittori tutt’altro, pubblicatori di brutte copie, di libri dettati dalla fretta, dall’opportunismo, dall’euforia. La Perfezione giungerà un giorno o l’altro in un libro, proprio come l’avete giustamente attesa e concepita: fino ad ora non si è vista Perfezione alcuna se non nella grazia e nel potere morale di alcuni uomini e donne che noi tutti arriviamo a conoscere, prima o poi, e che non raggiungeranno mai una notorietà storica né quotidiana. 

 

Eppure fate bene ad aspettare e sono sicuro che il giorno in cui apparirà in Libro applaudirete tutti insieme, infinitamente grati.

 

Noi scrittori che non abbiamo ancora capito che già da tempo avremmo dovuto attenerci all’atteggiamento di critici, sapendo quale terribile fatica sia costruire un libro a regola d’arte e quanto minima sia la probabilità di riuscirci, non solo soffriamo ma inaridiamo perché non realizziamo il Libro e in attesa di scriverlo perdiamo la piacevole speranza di poter ritrovare la Perfezione nei tentativi di altri.




Io non ho trovato una valida espressione della mia teoria artistica. Il mio è un romanzo mancato, però vorrei mi si riconoscesse di essere stato il primo a cercare di utilizzare quel mezzo prodigioso di commozione della coscienza che è il personaggio di un romanzo nella sua reale efficacia e virtù: riuscire a commuovere in modo assoluto la coscienza del lettore, e non occuparla trivialmente in un suo topico particolare, effimero, precario. Mi si riconosca anche che con questo mezzo e con altre idee che vengono formulate via via all’interno del libro rendo più attuabile quella Perfezione in cui sperate e, dandone anche qualche esempio, una dottrina severa dell’arte letteraria.

 

Se sbaglio non sarò né il primo né l’ultimo. Potete sentenziarlo a tutto diritto.

 

Sono del tutto consapevole che la mia opera vi lascerà in attesa della Perfezione, forse con maggiore intensità. Se più intensamente, il mio libro sarà servito.

 

Sono il qualcuno che ha indovinato che voi sapete cosa non è la Perfezione.




(Nel quale si può osservare che i lettori singhiozzanti sono comunque lettori completi. Ed anche che, quando si inaugura come qui succede la letteratura a singhiozzo, devono leggere di seguito se sono accorti e desiderano continuare ad essere lettori singhiozzanti. Allo stesso modo l’autore scopre con sorpresa che, per quanto letterato singhiozzante, gli piace come agli altri essere letto di seguito, e per persuadere di questo il lettore ha trovato quel valido argomento per cui comunque essi finiscono col leggere tutto ed è ozioso leggere a singhiozzo e spaginare, perché lo mortifica che si possa dire: ‘L’ho letto a spizzichi e bocconi; non male il romanzetto ma alquanto sconnesso, un po’ troppo monco’.) 

 

Non ti chiedo, lettore singhiozzante — che mai confesserai di leggere dall’inizio alla fine e che non tralascerai di leggere tutto il mio romanzo, e con ciò la numerazione delle pagine, per te vana, sarà stata invano da te sovvertita, poiché nell’opera in cui il lettore verrà finalmente letto, Biografia del lettore, è risaputo che si narrerà quanto di sconcertante è successo al lettore singhiozzante con un libro così sconnesso che non ci fu altro rimedio che leggerlo tutto di seguito per mantenere discontinua la lettura, dal momento che l’opera singhiozzava fin da prima —, scusa per presentarti un libro discontinuo che come tale è un’interruzione per te che già ti interrompi da solo, e che ti senti così a disagio frastornato dalla lettura dei miei prologhi nei quali l’autore singhiozzante ti faceva immaginare e sognare spaventato di essere lettore continuo al punto da farti dubitare della tua inveterata identità di io singhiozzante.




Se dovrai leggere dall’inizio alla fine, come io prevedo, non saltare qua e là nel mio romanzo tanto per vedere: se è pronto, se manca di zucchero o cottura; e faresti meglio a comportarti come il mio padrone di casa che, ‘tanto per assaggiare’, come dice tranquillamente alla cuoca, si mette il tovagliolo al collo e impugna coltello e forchetta. Ti ho reso lettore ininterrotto grazie a un’opera di prefazioni e titoli talmente sciolti che alla fine sei stato impaginato dall’insperata continuità del tuo leggere.

 

Adesso non potrò più accontentarti. Ti ho già anticipato tutte le possibilità di postergare che sono riuscito a combinare: non ho altro prologo fino a quando il romanzo sarà finito. Quanto mi opprime l’impegno artistico che ho promesso di portare a termine; non ho ancora né una comprensione reale della teoria del romanzo, né un’estetica né un progetto per il mio.




Ebbene, per quanto riguarda la sostanza del titolo di questo prologo, ossia il lettore infastidito perché non sa tutto del romanzo:

 

Non vi è dubbio che ‘allora il Viaggiatore pronunciò alcune parole che da questo romanzo non si sentirono e salutando si allontanò’ (sono soliti farlo i viaggiatori).

 

Anche il mio romanzo salutò, ma rimase molto mortificato perché uno dei suoi personaggi non gli permise di leggere tutto. Il romanzo è curioso di quanto si appresta a raccontare, lettore di sé stesso, o meglio della sua narrativa, come accade con l’Arte (per l’Arte, con l’Arte) che si ama, con ciò che si scrive senza sapere quello che succederà e quello che si dovrà scrivere più avanti scoprendo con deferenza e risolvendo ogni situazione, ogni problema di contenuto o di espressione.

 

Sono un autore che perde la fiducia nel proprio romanzo quando impiega troppo a far proseguire una scena.

 

È un romanzo innamorato (e la Eterna non lo è) di se stesso…

 

(la Eterna non lo è nemmeno di se stessa: in un disinteresse di sé che, immenso per bellezza, mi riempie di dolore e di reverenza, lei non ascolta la richiesta di amarsi che le rivolgo ogni giorno; sarà forse che né lei né io dobbiamo amarci né amare, o che un errore supremo confonde la visione che ella ha di sé e dell’altezza alla quale si trova il suo destino? Io non ho dubbi: mi è assai chiaro, Eterna, che siamo travolti dalla passione; che tu non vuoi che esista, e che non ammetti nemmeno come possibile in questo periodo della tua vita; eppure ami l’Arte, senza amare te stessa)




 …ed è un romanzo al quale accadono avventure e disavventure, indecisioni d’arte, a cui capita di perdersi in se stesso, di tacere, di ignorare; mentre si racconta avvenimenti ecco che altri lo investono, contiene incidenti e subisce incidenti, come succede adesso ai tram in cui le locandine mostrano passanti che vengono investiti e, allo stesso tempo, con la scocca, distribuiscono all’esterno incidenti e spavento.

 

È un romanzo curioso di se stesso, come quei bambini mascherati che gridano ‘Arrivano le mascherine!’ e le seguono estasiati. Quello che in loro è stato mascherato è che erano come bambini davanti a un qualsiasi pubblico. L’essere mascherati è in loro un mascheramento assoluto: quello di essere maschere.

 

Io, l’Autore, solo adesso che sono stato pubblicato, divento essenzialmente pubblico. Cerco molto e molto mi manca da conoscere e da vivere dal momento che esiste ancora un vivere che vorrei sperimentare per quanto credo di conoscerlo già: che la finalità dell’Arte è il fine della vita, di ciò che di individuale c’è in lei: la Tragedia-Idillio che è l’Amore, e questo è fatto di Beltà di Morte e crea nell’amore tanto la tragedia quanto l’idillio, dal momento che, lungo il cammino, la certezza della distruzione personale degli amanti (ce l’hanno anche quelli che non amano, che avendo la morte non hanno Beltà di vita, aspetto proprio dell’individualità), esalta, crea l’amore come la sua tragedia.




La morte è solo d’amore; esiste solo la morte dell’altro, il suo occultamento perché per se stessi non esiste occultamento. Ma molto mi è ancora sconosciuto sulla pratica dell’amore, su come si alimenta emozionalmente la sua sete quotidiana, sul suo delicato e inappagabile scambio. E sul suo manifestarsi nell’Arte.

 

Così, quindi, a mano a mano che scrivo indago e attendo gli eventi come il lettore. E quando penso al lettore singhiozzante sento che è mio dovere immaginare che cosa sia opportuno far sentire al Viaggiatore dopo quanto è appena successo, per poter dedurre cosa può aver detto e non si è sentito. Quanto può aver detto è quello che io vi dirò. Non è improbabile che egli abbia sussurrato ‘Sono Viaggiatore in Romanzo, in un racconto in movimento: non devo, quindi, trattenermi, e in questa scena mi sono già attardato troppo. Che il lettore mi veda raggiungere un treno o salpare ad ogni momento; deve vedermi partire tante volte da non poter conoscere il mio esserci e da temere addirittura che io possa uscire dal romanzo nello slancio di una partenza’.

 

In realtà il Viaggiatore era sul punto di fermarsi quando, avendo intravisto il lettore, si allontanò. Nell’intervallo, nell’attimo che mancava alla fine, gli venne voglia di restare ma sopravvenne il mai intempestivo lettore. Credo che questi si sentirà soddisfatto della frase che propongo, come se l’avessi appena saputa, mettendola in bocca al Viaggiatore: è tutto quello che ha pensato di cui qualcosa ha detto e niente si è sentito.




Lascio ultimato questo passaggio come spetta al mio romanzo che ha promesso di raccontare tutto, anche il non saputo, creandolo a volte in lui, e a volte fuori di lui, al cui fine gli ho sistemato le ampie corolle dei miei prologhi. Provo sempre maggior simpatia per questo personaggio il cui arrivo nella narrativa è sempre atteso. Le parole che gli attribuisco dimostrano che prima di tutto egli si preoccupa di rispettare gli impegni che ha preso con me, con il suo ruolo, sacrificando i suoi desideri che sono: che si ascolti tutto quello che dice e gli si dia la possibilità di restare, ed è per la sua grande esperienza nella capacità di restare che mi fu raccomandato, ma per mancanza di personale gli si diede il ruolo di viaggiare sempre.

 

Sono state tante le urgenze nel preparare quest’opera che abbiamo dovuto affrettare perfino i ritardi nel ritornare, nell’arrivare, nel rispondere, nel prendere una decisione, ritardi che appaiono in tutto il racconto e che tanto lo affrettano. Così abbiamo dato il ruolo di andarsene sempre nel libro ad un personaggio che pur di restare resterebbe senza niente. Questa frustrazione delle vocazioni è tanto vera nella vita che, in un romanzo che non vuole contenere verità alcuna, il dire questo ci addolora.




Se tuttavia il lettore trova qualche imperfezione nel passaggio emendato, nella presente spiegazione gli chiedo di apprezzare la tranquillità della lettura che fino a questa pagina gli ho assicurato con i miei sforzi culminati nel momento in cui non lasciai entrare nel romanzo il Ragazzo dal lungo bastone, che non si farebbe pregare per distruggere tutto iniziando col lasciar cadere il suo bastone sopra qualche piacevole passaggio di questo racconto e brandendo sempre questa lunga catastrofe in tutto lo spazio scenico tramutato in una ‘pista per dar di bastone’ e abbandonato, al momento della sua apparizione, da tutti i miei personaggi.

 

Si butterebbe infine sul divano e osservando le nostre fronti aggrottate direbbe: ‘Mi lascerete, di tanto in tanto, dare qualche colpo?’, indicando timidamente il bastone vi chiederà scusa per non essere arrivato prima e il permesso di andarsene, come se altrimenti si sentisse troppo la sua mancanza, come se avesse molte richieste per andare a infastidire da un’altra parte; dopo il vostro permesso rimarrà comunque, metterà a posto qualche quadro storto commosso dal suo bastone. Ve ne andrete, nel frattempo, perché in genere quando lui se ne va non c’è già più nessuno, chissà per quale strana coincidenza.

 

Il suo esserci contunde e un suo genuino non esserci non si è ancora ottenuto sul pianeta. Tuttavia il suo non esserci è troppo vicino. Posti nei quali non ci sia, alquanto richiesti, non si trovano neppure dai rivenditori della sua assenza e si dubita perfino che possa essere assente. E se ne andrebbe anche lui con una tale velocità come se un andarsene veloce fosse un andarsene di più, come se il ridursi del suo esserci stato desse soddisfazione e quel che di lui rimane si consumasse tanto da esaurirsi molto prima. Il suo ‘lontano’ non dura niente, e di quanto si sopporta di lui si sta approntando una statistica. Gli resta da imparare un fermarsi veloce che tutti vorrebbero inventare e insegnargli; la sua ritirata non è un andarsene subito bensì un andarsene ancora.

 

E si conosce perfino un contuso investito dalla sua assenza.




È la presenza più ingombrante.

 

Non condanniamo l’intempestività delle sue partenze improvvise quanto il suo esserci; siamo indulgenti: è da attribuirsi al fatto che ‘di colpo’ ha pensato che in paese c’è un muro dal quale ancora non è caduto e si precipita ad arrampicarsi per poi lasciarsi cadere. Il mondo soffre nell’averlo vicino e non ha abbastanza spazio in cui buttarlo. Ma lui ha incontrato uno spazio nuovo in quel sosia del mondo che è la fantasia di un romanzo. Mi vien da pensare che se lo lasciassi entrare nel mio romanzo si potrebbe sospettare che mi avvalga di lui per infastidire la lettura di qualche pagina imperfetta. Inoltre so che non entrando, o lì dove non c’è, lui si comporta bene. Per questo la mia propaganda dice: ‘unico romanzo dove non si lascia entrare il ragazzo dal lungo bastone’, ‘è il romanzo del ragazzo tenuto lontano’.

 

A un romanzo che abbia voglia di pubblico — il mio si annoia con me, vorrebbe che arrivassero visite, o uscire a chiacchierare, gli piacerebbe essere letto — converrebbe iniziare la sua narrativa con un tamponamento o una buona frenata. A quel punto tutti accorrerebbero in tal numero che già alcuni libri vorrebbero contare sul pubblico di una frenata comune.

 

Io da quando sono autore racconto con invidia il pubblico ai tamponamenti. A volte sogno che il romanzo abbia in certi passaggi un tale assembramento di lettori da ostruire l’andamento della trama con il rischio che le disavventure e le catastrofi all’interno del libro appaiano all’inizio, tra gli investiti. Voi capirete che se il romanzo si fosse fermato un istante, proprio in quel punto verrebbe inserito un nuovo prologo al posto del vuoto prodottosi nella narrazione. 




E farei quel prologo con dignità, ossia, in modo così ornato almeno da baraonde, fretta, insulti, ordini, sbandamenti, campanelli, freni, guardie, ispettori e dal vigile che viene a leggere l’incidente davanti al finestrino della passeggera che legge il mio romanzo. Insomma, un prologo con un tale insieme di omaggi rivolti all’inverosimiglianza del fatto, che dissimulerei del tutto, come fanno le ‘Compagnie’ che non ammettono mai la verosimiglianza degli incidenti tranviari, l’immobilità che segue la locomozione narrativa. Inoltre, tirerei fuori il braccio dal finestrino del mio romanzo per far segno ai romanzi che lo seguono di non tamponare il mio. Non si intrattenga il lettore con il vigile menzionato; non è il nostro, quello del romanzo è fermo a un altro angolo.

 

Accomiatiamoci dal ragazzo aggiungendo che se ha assenza questa è tanto corrosa che il suo primo arrivare è già frequente, come fosse una Va edizione di presenza.

 

(Macedonio Fernandez)







martedì 14 marzo 2023

LA CATASTROFE PROSEGUE








In riferimento 


a precedenti 


catastrofi 


Prima della parola






Alla fine del 2021 quasi 140 leader mondiali riuniti ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow si sono impegnati a porre fine alla perdita di foreste e al degrado del suolo entro il 2030. Con l’eccezione di importanti astenuti come l’India uno dei paesi più ricchi di foreste del mondo i politici hanno riconosciuto misure cruciali per combattere la crisi climatica: conservazione delle foreste, politiche che promuovono lo sviluppo sostenibile e l’empowerment delle comunità che sono gli amministratori delle foreste in tutto il mondo.

 

Questo mese, 140 giornalisti provenienti da 27 paesi hanno preso parte a Deforestation Inc., un’indagine transfrontaliera condotta dall’International Consortium of Investigative Journalists. Hanno scoperto che alcune nazioni non riescono a raggiungere le ambizioni dichiarate. Secondo uno studio del 2022 condotto da una coalizione di organizzazioni della società civile sotto il nome di Forest Declaration Assessment, ha dichiarato ‘nonostante i segnali incoraggianti, nessun singolo indicatore globale è sulla buona strada per raggiungere questi obiettivi del 2030’.

 

Essendo uno dei maggiori consumatori mondiali di legno, olio di palma e altri prodotti associati alla perdita di foreste, l’Unione europea è responsabile di circa il 10% della distruzione globale delle foreste. L’anno scorso, è stato approvato un nuovo regolamento per combattere la deforestazione. A partire dal 2024, ogni azienda che commercia, esporta o importa legname e altre merci legate al legno dovrà verificare e dimostrare che i prodotti non sono collegati a pratiche forestali dannose.




I sostenitori dell’ambiente e gli scienziati concordano sul fatto che la nuova legge è un passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. Le imprese che operano nel blocco dovranno migliorare il proprio processo e verificare l’origine dei prodotti con cui trattano, affidandosi a nuovi strumenti come la tecnologia di geolocalizzazione. Ciò significa che la legge può anche influenzare le pratiche delle aziende in paesi ricchi di foreste come Brasile, Canada, Indonesia e Camerun, che esportano in Europa.

 

Il nuovo regolamento sulla deforestazione richiederà inoltre alle autorità dei paesi europei di aumentare il numero di controlli sulle aziende che commerciano e utilizzano prodotti legati alla distruzione delle foreste.

 

Ma un’analisi dell’ICIJ dei dati di applicazione degli Stati membri solleva interrogativi sulla capacità delle autorità di conformarsi ai nuovi requisiti.




L’ICIJ ha analizzato i dati sull’attuazione dell’attuale regolamento europeo sul legname, che dal 2013 vieta l’importazione e il commercio di prodotti del legno legati alla raccolta illegale. L’analisi si basa sui rapporti che gli Stati membri hanno presentato alla Commissione europea dal 2019 al 2021.

 

Quasi la metà dei paesi dell’UE non ha reso pubblici i propri rapporti.

 

Dal 2019 al 2021, ha rilevato l’ICIJ, i funzionari degli Stati membri dell’UE hanno controllato solo una piccola frazione meno dell’1% all’anno del numero stimato di aziende che hanno importato e scambiato prodotti forestali nei rispettivi paesi.

 

I risultati corrispondono a quelli dell’ICIJ e dei partner che hanno indagato sul commercio del teak del Myanmar nel mercato europeo. I giornalisti hanno scoperto che, nonostante le sanzioni del 2021 contro i principali attori dell’industria del legno del Myanmar e le restrizioni commerciali raccomandate dai regolatori europei dal 2017, lo scorso anno le società con sede nell’UE hanno importato dal Myanmar prodotti in legno per un valore totale di 32 milioni di dollari. Tra questi il ​​teak, preziosa risorsa naturale il cui commercio finanzia il regime militare. Il Myanmar ha anche uno dei tassi di deforestazione più veloci dell’Asia.




‘L’attuazione della legge semplicemente non viene trattata con la serietà che merita’, ha affermato Sam Lawson, a capo di Earthsight, un gruppo ambientalista senza scopo di lucro. ‘Con il regolamento UE sul legname, le sanzioni sono troppo basse e le autorità incaricate dell’applicazione hanno risorse insufficienti e non hanno i poteri di cui hanno bisogno’.

 

Un’indagine di Earthsight ha recentemente scoperto che le falle nel sistema di controllo europeo, identificate dall’ICIJ, si applicano anche al commercio di prodotti del legno dalla Bielorussia, un regime autoritario e un alleato chiave della Russia. Lawson ha affermato che il nuovo regolamento sulla deforestazione include ‘una serie di miglioramenti volti a rendere l’attuazione e l’applicazione più efficaci’, ma poiché deve ancora entrare in vigore, ‘non è ancora possibile sapere se sarà più efficace del suo predecessore’.

 

In risposta alle domande dell’ICIJ e dei suoi partner, un portavoce della Commissione europea ha riconosciuto che ‘c’è un’ampia variazione nella copertura degli operatori [o società] controllati tra gli Stati membri’. Il portavoce ha anche affermato che la Commissione ha ‘osservato tentativi di importare legname da fonti ad alto rischio attraverso specifici Stati membri’, poiché le aziende ‘vedono una variazione nel rigore’ con cui i paesi applicano le regole commerciali.




 L’India è il terzo più grande emettitore di gas serra al mondo dopo Cina e Stati Uniti Il governo indiano non ha firmato l’impegno globale per arrestare la perdita di foreste e il degrado del suolo proposto al vertice di Glasgow. All’epoca un funzionario disse all’Indian Express che il governo non era d’accordo sull’inclusione nel testo della dichiarazione di riferimenti a possibili riforme nelle politiche commerciali e di sviluppo delle infrastrutture dei paesi. Ma nel 2021, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato diversi impegni per fermare e prevenire la gradazione della terra nel paese, incluso l’aumento della copertura forestale indiana di oltre 60 milioni di acri entro il 2030.

 

Una delle soluzioni propagandate dal governo è il cosiddetto programma di rimboschimento compensativo, un’iniziativa nazionale volta a compensare le foreste disboscate per fare spazio allo sviluppo di infrastrutture e progetti industriali. Un’indagine dell’Indian Express, media partner di ICIJ in India, ha individuato carenze nel programma che mettono in dubbio i successi strombazzati dall’amministrazione e dai suoi sostenitori.




Secondo i risultati dell’Express, la definizione indiana di copertura forestale è così ampia da includere ‘tutti i lembi di terra con una densità della chioma arborea superiore al 10%’, una variazione rispetto alla definizione accettata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura alimentare, che non comprende le aree prevalentemente ad uso agricolo e urbano.

 

I giornalisti del quotidiano indiano hanno consultato e analizzato parte dei dati sulla copertura forestale dell’India, che il governo si era rifiutato di condividere con i media sin dagli anni 80. Hanno scoperto che anche gli alberi lungo le strade, i bungalow di ministri e alti funzionari, l’edificio della Reserve Bank of India e parti dei campus dell’All India Institute of Medical Sciences e dell’Indian Institute of Technology di Nuova Delhi sono classificati come ‘foreste’ sulle mappe.




Oltre alla mancanza di trasparenza sui dati sulla copertura forestale raccolti e rilasciati dal governo, l’Indian Express ha anche rilevato che il 60% dei fondi stanziati per l’iniziativa di rimboschimento mirava a piantare alberi per compensare la foresta dirottata per attività industriali che non include l’uso della foresta rimanendo inutilizzati. Inoltre, il programma si concentra sullo sviluppo delle piantagioni, che non hanno la stessa biodiversità delle foreste naturali e sono distribuite in zone discontinue.

 

I giornalisti si sono recati in diversi siti designati come parte del programma di rimboschimento e hanno trovato “terreni aridi e rocciosi dove i nuovi alberelli sopravvivono in modo precario”. Gli ambientalisti locali hanno anche affermato che il programma del governo non tiene conto dei diritti delle comunità indigene che per generazioni hanno abitato le foreste sostituite dalle piantagioni o da altri progetti. Secondo il rapporto, ‘I nuovi tratti verdi sono ben lontani dalle fitte foreste che dovrebbero sostituire’.




 In un ordine esecutivo dell’aprile 2022, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha riconosciuto il ‘ruolo insostituibile’ delle foreste nel raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra. ‘Possiamo e dobbiamo agire per conservare, ripristinare, riforestare e gestire le nostre magnifiche foreste qui a casa’, ha scritto Biden. Ha quindi ordinato all'agenzia che amministra le 154 foreste nazionali americane di condurre il suo primo censimento in assoluto di popolamenti maturi e vecchi in tutto il paese, con l’obiettivo di creare nuove politiche per proteggerli. Ma un’indagine del partner ICIJ Inside-Climate News ha rilevato che mentre l’inventario dovrebbe essere completato entro la fine del prossimo mese, l’agenzia, il servizio forestale degli Stati Uniti, ha già pianificato o avviato più di 20 progetti di disboscamento su 370.000 acri di foresta più vecchia intorno gli Stati Uniti

 

I sostenitori del clima intervistati da Inside-Climate News avvertono che il disboscamento delle foreste mature è problematico perché immagazzinano una quantità eccessiva di anidride carbonica e sono vitali nella lotta contro il riscaldamento globale. Mitigano inoltre i rischi di frane in caso di forti piogge.




Secondo una ricerca di Wild Heritage, un gruppo di conservazione con sede in California, il 76% dei 54 milioni di acri di foreste mature e di vecchia crescita che il servizio forestale gestisce nei 48 stati inferiori è vulnerabile al disboscamento. Un portavoce del servizio forestale ha dichiarato a Inside-Climate News che le informazioni che sta ora raccogliendo sulla vecchia crescita sono ‘un primo passo fondamentale per informare ulteriori domande scientifiche e future azioni di gestione’. L’agenzia ha aggiunto che la sua ‘massima priorità è mantenere e migliorare la salute, la diversità e la produttività delle foreste e delle praterie della nazione per soddisfare i bisogni delle generazioni attuali e future’.

 

Il Canada è al terzo posto a livello mondiale per perdita di foreste secolari, dietro Russia e Brasile. Il paese ospita anche un’industria forestale da 34 miliardi di dollari. Eppure, secondo un’indagine della CBCNews, media partner di ICIJ, i politici canadesi hanno esercitato pressioni sui legislatori dello Stato di New York per modificare un disegno di legge volto a impedire allo stato di acquistare prodotti legati alla deforestazione o al degrado forestale. Il disegno di legge, originariamente chiamato New York Deforestation-Free Procurement Act, è stato introdotto all’inizio del 2021. CBC News ha ottenuto corrispondenza riservata tra funzionari della provincia canadese dell’Alberta ed Elijah Reichlin-Melnick, ex senatore dello stato di New York e co-sponsor del conto. In una lettera del maggio 2022 inviata dall’allora premier dell’Alberta e anche dal ministro dell’agricoltura e della silvicoltura della provincia a Reichlin-Melnick, i politici canadesi scrissero che se il disegno di legge fosse approvato, danneggerebbe gli interessi commerciali del settore forestale canadese ‘e minaccerebbe posti di lavoro e catene di approvvigionamento di prodotti di origine sostenibile’.




Gli sforzi dei legislatori canadesi si sono rivelati vincenti. Quando è stato reintrodotto al Senato di New York il mese scorso, il disegno di legge è stato ribattezzato New York Tropical Deforestation-Free Procurement Act. Non ha fatto menzione delle foreste boreali, tipiche del Canada, che consentono alle aziende forestali canadesi di esportare i loro prodotti senza ulteriori restrizioni.

 

In California, dove all’inizio del 2021 è stato introdotto il California Deforestation-Free Procurement Act, il playbook dei canadesi era simile. L’assemblea della California ha approvato una versione del disegno di legge che menziona la parola ‘boreale’ nell’aprile 2021. Circa due mesi dopo, i governi provinciali canadesi di Quebec, Ontario, Alberta e British Columbia hanno scritto al presidente del comitato permanente del Senato della California sull’organizzazione governativa, chiedendo di modificare il disegno di legge e rimuovere i riferimenti a ‘boreale’, secondo CBC News. Il disegno di legge che menzionava solo le ‘foreste tropicali’ è stato infine approvato con il sostegno bipartisan, ma successivamente posto il veto dal governatore della California Gavin Newsom.




I sostenitori del clima presso il Natural Resources Defense Council (NRDC) hanno definito il governo canadese ‘un antagonista degli sforzi globali per proteggere le nostre foreste’. Dicono che il Canada usa il suo ‘programma di piantagione di alberi per resistere alla sua continua distruzione di foreste primarie insostituibili, sistema di contabilità del carbonio forestale collassato e record di lunga data di ostruzionismo agli sforzi internazionali per proteggere le foreste settentrionali’.

 

Anche se ogni anno taglia centinaia di migliaia di ettari di boreal, ‘il Canada si è posizionato come leader mondiale sulla sostenibilità, e questa è stata davvero una patina verde in cima a quelle che sono pratiche davvero devastanti sul terreno’, ha dichiarato Jennifer Skene responsabile delle politiche per le soluzioni climatiche naturali di NRDC a CBC news.




L’anno scorso i rappresentanti del governo canadese hanno anche fatto pressioni sui legislatori europei per annacquare il linguaggio nel testo del regolamento UE sulla deforestazione, che alla fine è stato approvato lo scorso anno. In una lettera trapelata alla Commissione europea, l’ambasciatore canadese ha chiesto alle autorità di regolamentazione di apportare diverse modifiche, tra cui ritardare i riferimenti al ‘degrado forestale’ e riconsiderare gli ‘onerosi requisiti di tracciabilità’ introdotti per impedire l’ingresso nel mercato europeo di prodotti forestali di provenienza non sostenibile. 


Il prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, o Conferenza delle parti (COP) 28, dovrebbe iniziare a novembre negli Emirati Arabi Uniti. Il governo ha nominato Sultan Ahmed al-Jaber, capo della compagnia petrolifera nazionale, presidente della conferenza delle Nazioni Unite sul clima di quest’anno - una decisione che ha suscitato polemiche. In un recente discorso, al-Jaber ha esortato ogni settore della società a essere coinvolto nella lotta al cambiamento climatico. ‘Ogni governo, ogni industria, ogni azienda e ogni individuo ha un ruolo da svolgere’, ha detto in una conferenza a Houston, in Texas. ‘Nessuno può stare in disparte’. 


Consortium of Investigative Journalists







venerdì 10 marzo 2023

PER CHI SUONA IL TAMBURO NON UDENDONE IL SUONO

 







In riferimento alla 


Dimora della solitudine






Chi nel viso degli uomini legge OMO, potrebbe non volendo scorgere una bestia; e chi al contrario come l’OMO s’affretta, fuggendolo al passo veloce di bestia, potrebbe essere l’OMO che la vera e più saggia Natura in sé cela e nasconde ogni segreto dall’OMO cibato e sacrificato…   

 

Può esser un monito, dacché come hai pur apostrofato nel giusto tono e dovuto intendimento, “chi suona il tamburo non udendone il suono”, dispiega, svelando e nel qual-tempo violando pur non volendo, un’intera polifonia profanata, restituita all’orecchio sordo non men dell’ocolu del chiostro ove ogni nota ben custodita e celata qual inno della Memoria preservata…

 

Pur non avendone decifrata la Rima…  




Potremmo qui schierare un numero grandissimo di autorevoli testimonianze, tratte da irrefragabili scritture antiche, le quali mettono cento suggelli a quanto sinora del culto pagano esponemmo: cioè, che nell’assurda teologia de’ fantasmi contenevasi la sana filosofia delle realità, e che questa ravvisavasi in quella per mezzo di un linguaggio artificioso, comunicato a pochi eletti nelle segrete scuole de’ teologi, e negli arcani con venticoli de’ filosofi.

 

Ma il perder tempo a chi più sa più spiace.

 

A qual occhio, e sia pur nubiloso, non risulta ormai lampante una tal verità?

 

Chi concede che la mitologia altro dice ed altro in tende, concede al punto stesso l’esistenza sicura di un tal linguaggio. Chi volesse vedere intanto alcune delle molte autorità che qui sopprimiamo si diriga alle nostre Disquisizioni, dove ne troverà più che a sufficienza.

 

Ma pure non tutte van poste da banda cotali autorità, essendovene delle ben preziose pel nostro argomento; quelle cioè che valgono ad allontanare da noi la perniciosa idea che sotto la specie pomposa della religione venisse insegnato l’ateismo. Quest’audacissima opinione ha pur trovato qualche sostenitore, che sembra metter vanto nel tentar d’involare all’altrui ciò che vi è di più prezioso e di più consolante.

 

Che divien mai l’uomo che a lui presta fede?

 

Ve’ quelle vota bolla, fatta d’acqua e sapone?




Un fiato la fa sorgere, un fiato la fa vagare, un fiato la fa scoppiare; e divenuta ch’è sordida goccia, cade a terra, e vi si perde per sempre. Ecco l’uomo di questi Platoni!

 

Ma quali autorità saremmo noi per confonder tanto abbominio, col mostrare che i sacerdoti pagani credevano nella unità di Dio, e nella spiritualità dell’anima?

 

Quelle scerremo che posson dirsi nel punto stesso le più antiche e le più moderne, che abbian tutta l’autorità de’ secoli passati e tutta la certezza di cosa a noi contemporanea. Promettemmo innanzi di provare che nell’apparente politeismo chiudevasi il monoteismo reale; eccoci ad attener la parola; e saremo alquanto estesi perché l’assunto è della maggior importanza.

 

Le religioni degl’idoli andarono quasi tutte perdute: sparve la etrusca, la greca sparve; e la romana e la druidica, a noi di epoca e di paese più vicine, sparirono anch’esse; e la caldaica e 1’assira e la persiana e l’egizia svanirono tutte, le quali diedero probabilmente a quelle prime ed origine ed esempio.

 

Fra le poche che rimangono una ve n’è che ritiene la sua primitiva forma; e tanta è la sua antichità che molte plausibili prove la pongono precedente o coeva alle più vetuste che nominammo, talché qualche scrittore pretese che la stessa religione egiziana sia da essa derivata; e questa è l’indiana.




Sì ricca di numi è dessa che i suoi dottori ne annoverano parecchie centinaia di milioni; ma pure uomini gravissimi e istruitissimi sorgono fra que’ dottori a sostenere, anzi a provare coi lor sacri libri alla mano, che si spaventevoli eserciti di dèi si restringono ad un solo Dio, cioè al creatore del cielo e della terra, rimunerator de’ buoni e punitor de’ malvagi; talché un culto sì assurdo riducesi, in ultima analisi, a ragionevol culto.

 

Un personaggio quanto dotto altrettanto pio, animato da nobile compassione, e guidato da sincero amore per quella terra che gli diè cuna, ha cercato per molti anni dissipare la cecità di que’ miseri idolatri. Per aprir loro gli occhi sulle vere dottrine de’ lor codici più autentici, non altro mezzo adoprò che tradurre nell’idioma volgare del suo paese vari libri della loro Bibbia, detta il Ved, i quali eran rimasti fin allora nell’originale Sanscritto, lingua del sacerdozio, nota solo ai Bramini. Per tal mezzo questa casta ereditaria di teologi si riserbò il dritto esclusivo di conoscere il vero Essere Supremo, e di cangiarlo agli occhi altrui in que’ tanti milioni di esseri fittizi.

 

Il nome di questo magnanimo è Rajah Rammohun Roy, morto l’anno scorso qui in Londra, rimpianto da quanti il conobbero, non che da me che in alta estimazione lo tenni. Nato nel supremo ordine de’ Bramini, ed a quello de’ principi meritatamente elevato, grande d’ingegno e maggior di cuore, ci trasse dalla sua autorità e dal suo sapere fondato ardite di affrontare l’ira de’ suoi confratelli, sì collegati a sostenere il credito di que’ sogni, da cui il credito loro dipende. [….]




Per quanto abbia potuto raccorre dalla natura dell’opera intera, la credenza fondamentale della religione braminica è la metempsicosi il che ci mena alla fondata idea che Pitagora, nel visitar l’oriente desumesse da questa vetustissima scuola la sua dottrina. La metempsicosi indiana è molto simile alla pitagorica eccone un cenno.

 

Una quantità innumerevole di spiriti è in ondeggiamento continuo, e in circolazione perenne, nel gran pelago dell’Esistenza. Quanto è, quanto vive tutto derivò da Dio, e tutto a Dio dee ritornare. Nella infinita catena degli enti, Dio è il sommo anello da cui pendono gli altri tutti, i quali da lui più e più si scostano, a misura che scendono al basso; l’uomo n’è un anello distinto, il quale, fornito di libero volere, ha la facoltà di tendere o in su o in giù, per trasmutar loco ed essenza.

 

Il sublimarsi o il degradarsi, nella esistenza nuova che dopo la morte l’aspetta, dipende dalla qualità delle sue cogitazioni e delle azioni sue. Se basse son queste, ei diverrà un essere di quella specie sino alle quali si è degradato: sarà una tigre se fu crudele, un leone se prepotente, una volpe se furbo, un porco se ghiotto, un’ostrica se inerte, e cosi via [ed un lupo se preda]; ma se alte esse sono, ci può sublimarsi tanto da giungere sino al sommo anello; quindi in Dio è assorto e in lui quiesce: qui la circolazione della metempsicosi per lui cessa, ed ei si riposa nella beatitudine eterna.

 

Gioverà ora udire alcuni passaggi del Ved indiano, tradotti dal pio Bramino.




Quegli dal quale la nascita, l’esistenza e l’annichilazione del mondo sono regolate, quegli è l’Essere Supremo. Quegli da cui l’universo procede è il Signor dell’universo. La purissima luce di tutte le luci è l’arbitro di tutte le creature. Il sole e ogni altro (pianeta) l’imitano, e da lui ricevono lo splendore - nessun essere è uguale a Dio - riconosci lui soltanto.

 

Tutte le scritture non altro provano se non l’unità dell’Essere Supremo - egli è il primo, e non ha l’eguale -ei solo possiede la sapienza universale. - Non ha piedi e tutto scorre, non mani e tutto abbraccia, non occhi e tutto vede, non orecchi e tutto ascolta: è il piccolissimo fra i piccioli, il grandissimo fra i grandi, e pure non è né picciolo né grande.

 

Il cielo è il suo capo, il sole e la luna son gli occhi suoi, gli spazi son le sue orecchie, le celebri scritture sono le sue parole, l’aria è il suo fiato, il mondo è il suo intelletto, la terra è lo sgabello de’ suoi piedi, poiché egli è l’anima di tutto l’universo.

 

Voi tutti lo contemplate come sostegno di tutti gli oggetti visibili ed invisibili, scopo supremo della umana investigazione, scopo che sorpassa ogni intelligenza.




Egli che irraggia il sole ed altri corpi, ch’è più minuto d’un atomo, più vasto del mondo, che alberga in tutte le divisioni dell’universo, e de’ suoi abitanti, egli è l’eterno Dio, origine del respiro, del discorso, dell’anima, e di tutt’i sensi. Tale essendo questo vero ed immutabile Ente Supremo, debba essere adorato; e tu, amato discepolo, costantemente il tuo spirito a lui.

 

Il Supremo Essere, esente d’ogni macchia, privo di figura e di forma, interamente puro, luce di tutte le luci, risiede nel cuore, suo eccellente abitacolo luminosissimo: quegli uomini di discernimento che lo riconoscono come origine dell’intelletto e della coscienza in terna, posseggono la reale cognizione di Dio.

 

Se l’uomo acquista la cognizione di Dio in questo mondo, prima che il suo corpo si dissolva, divien beato per sempre; altrimenti assume nuove forme in diverse mansioni.

 

Quanto esiste è Dio, quanto odoriamo e gustiamo è Dio - egli è quadrupede in un luogo, è pieno di gloria in un altro: - eppure nessuna vista può a lui approssimarsi, nessun linguaggio può descriverlo, nessun vigore intellettuale può abbracciarlo e comprenderlo. Nulla sappiamo del come il Supremo Essere dovrebbe essere spiegato: egli è ben al di là di quanto è accessibile alla mente, al di là della. natura, al di là d’ogni concezione.




I nostri antichi parenti spirituali così ce l’hanno spiegato:

 

Quel solo che non fu mai da linguaggio descritto, e che dirige a tutte le significazioni il linguaggio, quello è l’Essere Supremo, e non già alcuna cosa specifica che l’uomo veneri: riconosci adunque questo;

 

Quel solo che l’intelletto non può comprendere, e il quale, al dir de’ sapienti, sa qual sia la vera natura dell’intelletto, quello è l’Essere Supremo, e non già alcuna cosa specifica che l’uomo veneri: riconosci questo;

 

Quel solo che non può esser raggiunto dalla vista, e per mezzo di cui ogni uomo percepisce gli oggetti della vista, quello è l’Essere Supremo, e non già, alcuna cosa specifica che l’uomo veneri: riconosci questo;

 

Quel solo che nessuno può ascoltare per mezzo dell’udito, e che conosce la vera natura dell’udito, quello è l’Essere Supremo, e non già alcuna cosa specifica che l’uomo veneri: riconosci questo;

 

Quel solo che niuno può sentire per mezzo dell’odorato, e che applica l’odorato a tutt’i suoi oggetti, quello è l’Essere Supremo, e non già alcuna cosa specifica che l’uomo veneri: riconosci questo;




Quell’uomo che concepisce l’intero universo nell’Essere Supremo, e il Supremo Essere nell’universo intero, non può sentir disprezzo per qualsivoglia creatura; Quest’Essere si estende sopra tutte le cose: è mero spirito senza forma di corpo anche minimo, senza estensione di sorta alcuna, soggetta a impressione o ad organi; è puro, perfetto, onnisciente, onnipresente, regolatore dell’intelletto, esistente per sé medesimo; egli assegnò fin dall’eternità a tutte le creature i loro rispettivi fini.

 

Quegli osservatori di riti religiosi che venerano soltanto il sacro fuoco, e fanno oblazione ai saggi, agli antenati, agli uomini e ad altre creature, senza curarsi del culto de’ numi celesti, entreranno nelle tenebrose regioni; e que’ che, praticando le cerimonie della religione, venerano solamente i numi celesti, senza curarsi di venerare il fuoco, e di fare oblazione ai saggi, agli antenati, agli uomini e ad altre creature, entreranno in regioni anche più tenebrose.

 

Quegli osservatori di riti religiosi che venerano la sola natura entreranno in tenebrose regioni; e que’ che praticando le cerimonie della religione venerano solamente la prima sensitive particella operante, chiamata allegoricamente Brama, entreranno in regioni anche più tenebrose. Si assicura che un effetto si ottiene dal venerare Brahma, e un altro dall’adorar la Natura: così udimmo dire dai sapienti che ci hanno distintamente spiegata questa dottrina.




Quegli osservatori delle cerimonie, qualunque siano, i quali, sapendo che l’adorazione della Natura e quella di Brama debbono praticarsi dallo stesso individuo, ambe le praticano, supereranno l’indigenza per mezzo della seconda, e conseguiranno lo stato della natura per mezzo della prima.

 

Tu hai, o Sole, nascosto col tuo corpo luminoso la via che mena all’Esser vero; togli via il tuo velo, e guida me tuo vero devoto. O tu, nutritore dell’universo, semovente regolator dell’intero sistema mondiale, o Sole, figlio di Cushyup, attenua i raggi del mio passaggio, e allontana il tuo soverchio lume, sì ch’io possa, tua mercé, fissar gli occhi nel tuo prosperosissimo aspetto. Ma perché degg’io supplicare il Sole, s’io sono quello ch’egli è? L’ Essere che regola il Sole regola anche me.

 

Le tre grandi immutabili parole (Bkooh, Blwovuh, Swuh, cioè Terra, Spazio, Cielo), precedute dalla sillaba OM, ed anche il Gayutree, consistente di tre versi misurati, debb’esser considerato come l’ingresso alla divina beatitudine. Chiunque li ripeterà giorno dopo giorno, per tre anni continui, senza mancar mai, si avvicinerà all’altissimo Iddio, diverrà libero come l’aria, ed acquisterà dopo morte un’eterna essenza.




Per mezzo di OM, Bhooh, Bhoovuh e Swuh, e il Gayutree, o collettivamente, o ciascun de’ tre isolatamente, l’altissimo Iddio, sorgente dell’intelletto, debb’essere adorato. Così da Brahrna medesimo fu da prima definito Bhooh, Bhoovuh, Swuh (Terra, Spazio, Cielo), come corpo della suprema intelligenza; quindi queste tre parole sono appellate il Definito.

 

Che la sillaba OM (annota il Bramino), la quale è pronunziata al principio e al termine del Gayutree, espressamente significhi l’Altissimo, è cosi testificato dal Ved (cioè dalla Bibbia indiana): con l’aiuto d’OM voi contemplate l’Essere Supremo.

 

Or che è mai questa sillaba magica o parola sacra che vogliam dirla, che è mai questo OM, con l’aiuto di cui si contempla l’Essere Supremo?

 

Quantunque paia somma arroganza la nostra di arzigogolare intorno ad una lingua di cui sappiamo appena l’esistenza, qual è il Sanscritto, pure fondati nella certa cognizione che le scuole sacerdotali spesso impiegano vocaboli d’idiomi stranieri per dare un lampo di quegli arcani che non osano apertamente spiegare, osiam porre sotto gli occhi del lettore una considerazione che da alcuni sarà forse definita solenne follia, da altri congettura, da altri probabilità, e che a noi sembra quasi certezza.




Le scuole segrete son modellate, presso a poco, sopra un solo sistema, il che svela una comune origine; ciò posto,

 

Chi nel viso degli uomini legge OMO,

 

…direbbe Dante (Purg.), può capire qual sia questo OM della scuola braminica, quest’OM che include i tre stati dell’umana natura, e con l’aiuto del quale si contempla Dio, al dir della Bibbia indiana e de’ suoi dottori.

 

Ricerchi chi vuole se questa parola, discesa a noi dai Latini, fosse ai Latini derivata o dagli antichissimi Aborigeni, o dagli Oschi, o dagli Etruschi, il cui sacerdozio era sì misterioso; ed almanacchi chi vuole sul come e sul quando e sul dove potesse essere stato così adottato ed alterato dal sacerdozio dell’Indostan; noi osiam dire che quella somiglianza della indica voce con la nostra, se non è tutta casuale (come forse sarà), noi siamo nel caso di dar giusto valore ad una tal sillaba, più degl’Indiani iniziati, pei quali doveva essere un mistero, cioè dottrina velata; e seguiremo a porre innanzi al lettore ciò che il simbolico Ved e i suoi interpreti teologi lasciarono scritto di questo OM, con l’aiuto di cui contemplasi Dio.




 Qual meraviglia che quel sacerdozio misterioso abbia riguardato l’uomo come Dio, e come mezzo di capir Dio, se la sua dottrina fondamentale stabilisce che l’uomo da Dio derivato, a Dio ritornando, è talmente da Dio assorbito da confondersi con Dio, quasi rivoletto che, rientrato nell’oceano onde pro venne, divien parte dell’oceano?

 

Qual meraviglia che trovi Dio nell’uomo, se insegna che l’intelletto dell’uomo è Dio, e ricettacolo di Dio?

 

Da molti passi ciò risulta, come i seguenti:

 

Il potere intellettuale è Dio, e debbe essere adorato la mente è l’Essere Supremo, e debbe ottenere un culto. Dio risiede nella facoltà dell’intelletto, ci risiede nell’anima. Due uccelli (“intendi Dio e l’anima,” dice il Bramino) coabitanti e coessenziali risiedono unitamente in un albero, ch’è il corpo: uno di questi uccelli (l’anima) consuma i frutti delle sue azioni che han vario sapore; ma l’altro uccello (Dio), senza parteciparne, è testimonio di ogni evento. Quando il sapiente scorge il luminoso Dio, creatore e signore dell’universo, e sua prima onnipresente cagione, egli, abbandonando le conseguenze di buone e cattive opere, diventa perfetto, ed è interamente da Dio assorbito. Il sapiente, scorgendo come Dio perspicuamente risiede in tutte le creature, lascia l’idea della dualità, essendo convinto che v’è una sola reale esistenza, la quale è Dio.




 L’anima del sapiente, per mezzo di ferma credenza, di savia prudenza e pura intelligenza, non degradata da mondani desideri, aspira alla scienza, e sarà assorbita in Dio. Tutt’i fiumi che vanno all’oceano spariscono e perdono i loro nomi e le loro forme; così la persona che acquistò la cognizione di Dio, e la fede in lui, spogliandosi di forma e di nome, è assorbita nella suprema, immateriale e onnipresente esistenza: per tal modo è liberato dall’ignoranza che produce l’idea della dualità.

 

Questa è la vera dottrina inculcata in tutt’i precedenti sacri testi, la quale l’uomo dee impartire a coloro che hanno l’abito di opere buone, che conversano con le sacre scritture, e sono inclinati ad acquistare la conoscenza di Dio. Quando tutt’i desideri formati nel cuore lasciano l’uomo, allora il suo essere mortale diviene immortale, ed è assorbito da Dio, anche in questa vita. Quando la profonda ignoranza, che produce la dualità, è del tutto distrutta, allora il mortale diviene immortale: questa è la dottrina che il Vedant inculca. E questa è ancora quella di Pitagora.

 

Dall’esposta teoria i seguenti passi sono pienissimamente illustrati. Tutt’i riti ordinati nella scrittura, come l’oblazione fatta al fuoco e le solenni offerte, son transitori, ma la sillaba OM è considerata non transitoria, poiché essa è un simbolo dell’Altissimo, il quale è signore delle create cose. Dio è dichiarato l’oggetto significato, ed OM il termine significante: per mezzo della conoscenza della sillaba OM, OM ch’è il simbolo, Dio diviene propizio. L’uomo religioso dee ripeter OM, essendo interiormente puro, riflettendo sul significato di OM...