martedì 30 gennaio 2024

DIALOGO (filosofico) FRA DUE CACCIATORI

 







Approfondimento 


circa i post...






Recentemente, durante una battuta di caccia in una sperduta valle della…., due cacciatori avvistarono un lupo sdraiato ai piedi di un grande abete, completamente ignaro di quello che poteva succedergli. I due cacciatori si guardarono.

 

‘Gli spariamo?’ domandò uno all’altro.

 

Il secondo lo guardò stupito e rispose di conseguenza: ‘No, caro amico. Sai benissimo che il lupo è un animale protetto, non si può cacciare’.

 

‘Storie!’ rispose l’altro sbottando. ‘Il lupo è il lupo e altro non fa che provocare danni agli allevatori sbranando pecore e agnelli’.

 

‘Non esageriamo!’

 

‘Non sto esagerando! Non sai, forse, che di recente è successo che un branco di lupi ha inseguito del bestiame facendolo precipitare in un burrone?.




L’altro non poteva negarlo: conosceva quella storia.

 

Rimasero per un po’ in silenzio guardando il lupo, lontano, che se ne stava bello tranquillo a riposare, poi il secondo riprese a parlare: ‘Detto fra noi, quel tranquillo signore sdraiato ai piedi dell’abete, durante la notte, va a caccia di caprioli. Ti assicuro che ogni anno se ne mangiano un centinaio. Ecco perché da qualche anno il numero dei caprioli è diminuito’.

 

‘Questo è vero, non posso darti torto’.

 

‘Cosa facciamo, allora?’.

 

L’amico indicò con il dito il punto in cui si trovava il lupo e ridendo disse: ‘Niente adesso. Perché quel dannato animale si è accorto di noi ed è sparito nel fitto del bosco’.




I due amici cominciarono a camminare e a discutere sulla presenza del lupo, e il loro discorso li portò a fare un confronto fra i danni provocati dall’animale e quelli provocati dall’uomo.

 

Quello che non aveva voluto sparare al lupo prese a parlare: ‘Non c’è dubbio: anche l’uomo è un predatore. Anzi, direi che la ferocia dell’uomo non ha limiti e viene esercitata non soltanto attraverso la caccia ma anche attraverso i mezzi potenti della tecnologia, che ha provocato gravi danni all’ecosistema del pianeta, l’estinzione di numerose specie viventi in terra e mare, l’inquinamento’.

 

‘Come se non bastasse, l’uomo è stato in grado di creare una serie di arsenali atomici capaci di provocare la fine dell’umanità’.

 

‘L’uomo provoca danni al pianeta anche perché è intelligente. Sembra una contraddizione ma è così. E forse influisce sul clima’.




‘Che il clima sia cambiato per effetto dell’attività umana è da vedere. Anche l’attività solare ha avuto un grande impatto a tale proposito. Ricorda che il clima è cambiato diverse volte, si sono succeduti periodi glaciali e periodi caldi anche quando l’uomo non esisteva o non poteva influire’.

 

‘Non sono convinto di quello che mi dici’.

 

‘Ti voglio ricordare allora, ad esempio, che i boschi raggiungevano i piedi del Cervino, tanto è vero che ancora oggi al Pian della Torba sotto il rifugio Oriondé, si trova un giacimento di torba’.

 

‘E quindi?’.

 

‘La torba è composta da residui di alberi. Significa che gli alberi crescevano a quote più alte. Sai bene che il colle del Teodulo una volta era una via di transito non innevata’.

 

‘Ma questo si può spiegare con varie cause, naturali e non naturali. Tornando al discorso del lupo, penso che sia un animale nocivo, da eliminare, e, in fondo, cattivo’.




‘No, guarda che ti sbagli: ognuno vive e si comporta semplicemente in base alla propria natura. Lasciamo perdere per un momento la questione del bene e del male, la diversità fra la natura umana e quella animale e veniamo ai fatti. La famosa espressione homo homini lupus ricorda cosa sia l’uomo. La storia dell’umanità dimostra la nostra natura spesso malvagia, capace di uccidere e compiere massacri con crudeltà per sopraffare i propri simili e acquisire maggiore potere, benessere o gloria’.

 

‘E allora? Cosa c’entra questo discorso con i lupi?’.

 

‘C’entra. Anche il lupo uccide come dici tu ma la sua natura gli ha posto dei precisi limiti oltre i quali non va perché non può andare. Pertanto, sterminarlo non ha senso e ho fatto bene a fermarti’.

 

I due amici vengono distratti dalla sagoma di un camoscio che passa velocemente non lontano da loro e abbandonano il loro discorso per inseguire la preda.

 

‘Ormai è tarda mattinata. È ora di mangiare un boccone, così se mi consenti vorrei continuare il mio discorso sul bene e sul male’.




‘Va bene. Cerca però di non rovinarmi la digestione con il tuo filosofare’.

 

‘Se vuoi resterò in silenzio’.

 

‘No, parla, parla. Ti dirò però che la questione del bene e del male mi ha sempre incuriosito, per cui ti ascolto’.

 

Sistemarono una tovaglia sul prato smeraldo: formaggi, salumi, qualche pagnotta, una fiasca di vino e dei bicchieri e cominciarono a mangiare di buon appetito.

 

‘Ti dirò, in breve, il mio pensiero. Conosco il chiasso della città, come la pace assoluta della montagna e dei luoghi più selvaggi, dalla Mongolia allo Yukon. Ho visto il mondo nelle sue manifestazioni più diverse, e questo mi induce a pormi in continuazione quesiti che non hanno mai avuto risposta. Esiste il male, certo. E come si concilia la presenza del male nel mondo con l’infinita bontà e onnipotenza di Dio?.

 

‘Mistero della fede’.

 

‘Non puoi risolverla così, sai? Hai un cervello, usalo!’




‘Usalo tu, mentre io mastico, ti ascolto’.

 

‘Dunque, alcuni concludono che Dio non esiste perché se esistesse non avrebbe consentito la presenza del male neppure indirettamente. Il peccato originale, che è accaduto all’inizio della storia dell’umanità, si è veramente verificato? Come ha potuto il primo uomo creato da Dio, certamente perfetto, cedere alla tentazione e peccare? Come questo peccato ha potuto trasmettersi a tutti gli uomini?’.

 

‘Non lo so, ma conosci i bambini’ disse l’amico tagliandosi l’ennesimo pezzo di formaggio con il coltellino.

 

‘Vedo che sei attento: la questione può essere infatti rovesciata: i bambini nascono con un’innata propensione all’egoismo, persino alla ferocia. Questo, dicono, è uno dei segni del peccato originale. Il destino dell’umanità non dipende dalla colpa di un uomo vissuto in tempi ormai lontani. Da secoli, la Chiesa stessa ha concluso che quello della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre è un simbolo potente, una grande parabola che spiega il meccanismo del libero arbitrio: uno può scegliere il peccato e il male e dunque restare lontano da Dio. 




Ma si può spiegare tutto con la libertà dell’uomo che può fare il bene oppure il male? Esistono esseri umani, alimentati dall’odio e dalla cattiveria, che sono disponibili a volere e fare il male? E se esistono, da quali forze distruttive e laceranti sono animati? E quali sono le responsabilità? Esistono esseri buoni ed esseri cattivi? Asseriva il filosofo Baruch Spinoza che la nostra libertà è relativa e condizionata da passioni invincibili. Insomma, il bene e il male nascono da un atto di libertà oppure sono la conseguenza di necessità intrinseche? Sigmund Freud avrebbe spiegato, almeno parzialmente, l’origine e la causa dei terribili delitti e del fanatismo delirante di molti dittatori. A sua volta Freud oggi è considerato superato come quasi tutta la psicanalisi’.

 

‘Non è facile creare una scienza della mente. Siamo così complicati noi esseri umani… quel guazzabuglio dell’animo umano, diceva quell’altro, Manzoni…’.




‘In ogni caso, il pensiero umano è soltanto all’inizio di questa importantissima indagine. Certamente la devastante presenza del male, inteso come negatività, abbandono del bene, mancanza di rispetto per la giustizia, consapevole volontà criminale, è scioccante. La storia dell’umanità testimonia la presenza del male. I laghi e i mari di tutta la terra forse non sono in grado di contenere le lacrime dell’umanità versate nel corso della storia. La storia recente, quella legata alla Seconda guerra mondiale, è ancora davanti ai nostri occhi e quasi ogni giorno i mezzi d’informazione ci ricordano episodi terrificanti come quelli avvenuti durante il nazismo e che hanno prodotto Auschwitz, diventato il simbolo dell’orrore e del dolore innocente del mondo. In un famoso discorso del 1928 Adolf Hitler affermava: “L’idea della lotta è antica come la vita stessa e in questa lotta il più forte, il più abile, vince, mentre il meno abile, il debole soccombe […] non è secondo i principi di umanità che l’uomo vive […] ma soltanto secondo la lotta più brutale”. Sembra il pensiero di Nietzsche applicato’.




‘E lo è’.

 

‘Nietzsche portava alle estreme conseguenze pensieri che erano stati di suoi predecessori, non lo considererei ideologo del nazismo. Comunque, per questo ha potuto esserne considerato un ispiratore, anche se ben oltre le sue intenzioni. E ancora negli anni Trenta, in Russia e Ucraina, circa 7 milioni di persone furono uccise nei gulag, lasciate morire di fame, soltanto per la loro fede, perché cristiani. E gli episodi di malvagità su larga scala si sono ripetuti e ancora oggi si ripetono. L’idea di lotta del più forte sembra avere una sua logica se viene applicata alla natura animale dove, per esempio, il maschio più forte garantisce la vittoria dei geni più robusti e la continuità della specie. Per certi aspetti, anche nella vita umana la legge del più forte si avverte.

 

Sovente l’uomo si comporta come l’animale. Ciò che più angoscia e disorienta è che l’uomo può andare ben oltre i limiti sanciti dalla natura animale e compiere crimini efferati con ferocia e cattiveria oltre ogni logica di sopravvivenza e prevalenza del più forte. L’uso della tortura, le persecuzioni, le azioni eseguite sotto la spinta del sadismo e dell’odio rivelano nell’essere umano la presenza di attitudini e capacità malefiche che non si riscontrano nel regno animale. In certi momenti l’uomo sembra essere dominato da una natura diabolica.




E allora mi ritrovo a domandarmi se il male inflitto nel corso della storia sia frutto di una scelta cosciente dell’uomo oppure di azioni prodotte da individui malati, ossessionati.

 

Tutte queste azioni negative potrebbero essere ricollegate ancora una volta semplicemente alla legge del più forte?

 

È vero, come afferma Nietzsche, che il bene e il male non esistono poiché la morale altro non è che la volontà di potenza repressa?

 

Quanto l’uomo è cosciente e responsabile delle proprie azioni?

 

E ancora: il male e il bene sono presenti in tutti gli uomini, o solo in qualcuno e in misura diversa?

 

Esistono gli uomini buoni o cattivi? Esistono gli angeli e i demoni?’.




‘Sono domande che in questo momento mi fanno girare la testa. O sarà stato il terzo bicchiere di vino?’.

 

‘Il vino, credo’ rispose l’amico ridendo. Era giusto alleggerire, ogni tanto, discorsi tanto pesanti, tanto opprimenti. Il male angoscia gli animi sensibili. E poi comunque continuò: ‘La religione cristiana, con la sua morale e la sua antropologia spirituale, ha spiegato la presenza del male come rinnegamento dell’immensa bontà di Dio e come azione personale e attiva dell’angelo ribelle, Satana, lo spirito potente che può influenzare la psiche’.

 

‘Satana è diabolos, il separatore’.

 

‘Infatti, anche lui, comunque, deve in qualche modo essere “invitato”. Oppure si avventa contro le creature più buone, i santi, i mistici, per tentarli e strapparli alla Grazia di Dio. Quesiti estremi, fatali. Non a caso, definite da sempre “le domande ultime” ’.




‘Nonostante lo abbia praticato meno di quanto avessi voluto, ricordo bene il catechismo’.

 

‘Ora, tutto ciò che avviene è provocato da una necessità intrinseca nel divenire delle cose? Una necessità secondo la quale i margini di libertà e di scelta sarebbero sostanzialmente inesistenti o molto scarsi? È difficile dare una risposta definitiva a tutti questi interrogativi. Solo le religioni, con l’ausilio della fede, propongono delle verità assolute.

 

Nel cristianesimo si dichiara – attraverso un simbolo – che l’origine del male sia molto chiara: tutto ha origine dal peccato originale con Adamo ed Eva e con Lucifero, capo degli angeli ribelli. L’uomo ha usato malamente la sua libertà, disubbidendo a Dio e perdendo per punizione il benessere derivante dal paradiso terrestre. L’uomo ha mantenuto la sua libertà e può scegliere tra il bene e il male. Il primo conduce l’uomo verso il sommo bene: la visione di Dio, in definitiva il paradiso. Il male lo conduce verso il sommo male: la privazione di Dio e della sua dolcezza, quello che viene chiamato inferno perché luogo di tormento lontano dal sommo bene.




C’è anche una via di mezzo, il purgatorio, un’ipotesi teologica che ha avuto grande fortuna, secondo cui si ritiene che vi siano anime che debbano purgarsi dei loro peccati e, infine, consumato il loro dolore per le offese inflitte all’ordine cosmico, cioè Dio, siano ammesse a una visione completa del sommo bene e quindi al paradiso, pienezza di visione di Dio. Questa descrizione, che per alcuni aspetti può apparire fiabesca, manifesta però un insegnamento ancora oggi necessario alla pacifica convivenza fra esseri umani’.

 

‘Che l’uomo è libero, deve scegliere il bene per migliorare se stesso e rispettare gli altri’.

 

‘Infatti’ approvò l’altro, vuotando l’ultimo bicchiere di buon vino color rosso rubino e facendo schioccare la lingua per la soddisfazione: ‘Buono questo vino’.

 

‘Eccome, annata eccezionale! Dov’ero rimasto… rispettare gli altri… ciò vale nella vita privata come nella vita pubblica. Su come si debba perseguire il bene sono stati scritti migliaia di libri. Mi accontento di rilevare che i principi morali, uniti alla sensibilità della propria coscienza, sono un riferimento fondamentale per l’uomo e per una pacifica convivenza. Occorre aggiungere che la ricerca, la tensione morale verso il bene, il giusto, il bello appagano più di ogni altra cosa l’animo umano’.




‘Detta così pare facile, ma non è facile’ obiettò l’amico offrendo all’oratore un altro bicchiere riempito di buon vino rosso.

 

‘Non dico che lo sia. Dico che il male si ritorce sull’uomo immediatamente e anche nel corso della vita terrena, perché è come un veleno che una volta ingerito provoca dei danni subito e anche dopo. E allora io chiedo e imploro: Signore, liberaci dal male’.

 

‘Tutte considerazioni molto interessanti, amico mio, ma secondo me sei troppo idealista. Ci sono molti malvagi che vivono vite tranquille e che non conoscono il veleno’ disse colui che prevalentemente ascoltava mentre raccoglieva i rimasugli del formaggio e dei salumi e il fiasco di vino e chiudeva tutto in un sacco.

 

Erano soddisfatti, sazi, circondati da una natura straordinariamente bella, e parlavano del bene e del male. Rimasero ancora un po’ seduti a riposare dopo mangiato mentre l’altro, il filosofo fra i due, ricominciò a parlare: ‘Tu dici che ci sono malvagi che vivono vite tranquille… Questo non lo credo possibile. Se non in questa vita, il male gli si ritorcerà contro dopo’.




‘Se esiste un dopo… vuoi del salame ce n’è ancora un po’?’.

 

‘Grazie, proprio l’ultimo pezzo. Mi piace, a questo punto, provare ad andare oltre. Occorre considerare che la concezione del male è strettamente legata alla natura umana, e in particolare il mondo dei valori della nostra civiltà è ancora, in parte, legato alla tradizione cristiana. Il concetto del male è nato e si è tramandato in questa storia millenaria contrapponendosi al bene. Attraverso la tensione fra ciò che è percepito come bene e male – enti probabilmente inseriti nel cuore dell’uomo dal senso comune, che viene prima della religione – si è evoluta l’umanità.

 

Le azioni che conducono al bene o al male dipendono e si realizzano nell’ambito della dimensione umana. A me piace pensare che nella più grande dimensione dell’universo le entità di bene e male perdono il loro significato. Nella dimensione cosmica tutto sta nel divenire, il bene e il male non esistono. Il cosmo si presenta ai nostri occhi immenso, infinito e misterioso, dominato da leggi a volte sconosciute di fronte alle quali emerge il limite della nostra ragione’.




‘Bravo, è proprio questo che volevo dirti. Prendi coscienza del limite della tua ragione. Non puoi capire ciò che non si può capire. Non puoi conoscere quello che non si può conoscere. Per me tu hai studiato troppo e alla fine hai nella testa una grande confusione. E inoltre non sei né San Tommaso né Sant’Agostino. E neppure Friedrich Nietzsche. Il problema che tu hai posto con tutta la tua erudizione io l’ho risolto fin da bambino. Io credo perché mio padre mi ha insegnato a credere. Punto e basta. E sono contento così. Chi si comporta bene va in paradiso, chi si comporta male va all’inferno’.

 

Mentre parlavano, videro davanti a loro un capriolo fuggire disperatamente, inseguito da un lupo. I due amici imbracciarono i fucili e si buttarono a terra pronti a sparare. Troppo tardi. Il capriolo e il lupo scomparvero nel folto del bosco dove non esiste né il bene e né il male, e neanche l’inferno e il paradiso, ma soltanto la  Natura ad immagine di Dio...

 

(Aimé Maquignaz, Il ritorno del lupo)

 

 

 

 

 



domenica 28 gennaio 2024

ANTEPRIMA DI UN'OPERA GRANDIOSA

 






Approfondimenti 


circa gli automi





Non è che io sappia quanto voi amiate il Nulla, così mi è facile presumere che un regalo vi sarà tanto più gradito quanto più esso sia prossimo al Nulla.

 

Qualunque sia l’oggetto che vi aggradi come evocazione del Nulla, bisogna che esso sia di tenue importanza, di piccola misura, di prezzo minimo, e che non sia granché durevole, cioè che sia quasi Nulla.

       

Nella Natura, queste cose abbondano e una scelta si impone, ecco dunque una strenna d’elezione per un amatore del Nulla e degna d’esser offerta ad un matematico che non ha Nulla e non riceve Nulla, perché i fiocchi cadono dal cielo e sono simili alle stelle.

 

Vogliate ricevere in tutta serenità questa approssimazione del Nulla e, se Voi l’apprezzate, trattenete il fiato, per paura di trovarvi con Nulla.

 

Ecco allora perché esaminare il motivo per cui le nevi alla loro prima caduta, prima di aggrovigliarsi in fiocchi più grossi, sono sempre esagonali, ed hanno, ogni volta, sei raggi vellutati come piccole piume…

 

(Keplero)




Anche Bentley, paradossalmente, nella morte a causa di una polmonite dopo una passeggiata nella tormenta di neve, dimostrò (…pur non volendo, ed immagino, inconsapevolmente…) di essere simmetrico alla ricerca di una vita intera spesa per l’amore di un Elemento, e con lui i molteplici aspetti assunti in Natura.

 

L’amore di una vita intera impone il ruolo di ricercatore e scienziato autodidatta non meno di meteorologo; pur non dimenticando l’artista, consapevole o meno, circa la propria Arte adattata ai vari schemi della scienza, la quale scienza a sua volta appaga, oltre l’avventuroso spirito di ricerca anche il meno nobile scopo della ricchezza.

 

Anche, se immagino, ogni sua lastra fotografica pari ad un quadro, nel quale l’artista scorge e cerca di far intendere ciò di cui capace la Natura nell’apparente Nulla di cui l’artista interprete e cantore al pari di ciò per cui (consapevolmente o non, inconsciamente o non…) simmetricamente motivato:  una pioggia una nevicata un cielo carico di tesori distribuiti fra acqua gelo e neve.

 

L’occhio intuisce e vede, la mente dell’Anima traduce e ricerca quanto ci appartiene quale codice genetico simmetrico ed affine alla Natura… Un processo di reciproca trasmutazione scientifica del quale abbiamo già accennato, uguale allo Spirito interpretato circa la Natura studiata nelle vari fasi di transizione dall’immateriale alla materia incarnata. Il ciclo compie la propria Opera di morte e rinascita, se pur invisibile questo il rapporto che intercorre fra il soggetto e l’oggetto della propria ricerca quale dottrinale genesi riflessa nella ‘materia’.




 Le commoventi Lettere lo annoverano fra gli artisti mal corrisposti nel proprio genio (se pur celebrato come un ‘fiocco di neve o meglio di cristallo’…)*. 

 

[*Robert Hooke ha ripreso questa intuizione di Kepker circa 50 anni più tardi (Micrographia 1665), arricchendola di una più solida base fenomenologica dovuta all’utilizzo del microscopio Le intuizioni di Keplero e Hooke sulla struttura modulare dei cristalli sono state formalizzate solo nel 1822 dall’abate francese Rene Just Hauy, il padre della cristallografia moderna.

 

La risposta moderna alla domanda iniziale si basa su una serie di nozioni di chimica, fisica delle transizioni di fase e matematica delle strutture frattali.

 

Mi limiterò solo all’illustrazione di pochi concetti di base.




L’origine di tutto è ovviamente nella formula chimica della molecola dell’acqua, H2O, e nell’osservazione ovvia che questa sostanza si presenta nella vita di tutti i giorni nei tre possibili stati (o fasi): stato gassoso (vapore acqueo), liquido e solido (ghiaccio).

 

Da notare che le 6 varie denominazioni dei fenomeni di ‘passaggio tra stati’, ad esempio la transizione tra stato liquido e stato gassoso si chiama ‘vaporizzazione’. La formazione di fiocchi di neve avviene sostanzialmente (ma non esclusivamente) attraverso la ‘deposizione’ (chiamata anche in modo impreciso ‘condensazione’). Ci troviamo quindi a temperature inferiori a 0 0 C, e il vapore acqueo presente nelle nubi solidifica in cristalli senza passare per lo stato liquido.




Il passo successivo consiste nel realizzare che il modo di cristallizzazione ‘normale’ per l’acqua è quello esagonale, questa forma corrisponde alla fase stabile del ghiaccio, che si manifesta a pressioni e temperature compatibili con i fenomeni naturali di cui stiamo parlando.

 

La simmetria esagonale nasce quindi da qui, ma questa spiegazione così semplice non è sufficiente per dar conto delle molteplici forme dei cristalli di neve che possono manifestare configurazioni stellate con ramificazioni varie delle punte (‘dendriti’) che rimandano a strutture frattali sovrapposte alla simmetria esagonale.

 

Possiamo altresì constatare una grande variabilità morfologica: strutture esagonali piatte più o meno compatte e suddivise in settori, prismi esagonali (solidi o vuoti all’ interno), aghi...





I cristalli tendono a forme più semplici quando l’umidita (supersaturation) è bassa, ma il meccanismo per cui le forme cambiano così marcatamente con la temperatura non è stato ancora spiegato.

 

Siamo in presenza infatti di processi di crescita molto complessi: descrivere il modo in cui molecole di vapore acqueo sono incorporate in un certo cristallo che si sta formando coinvolge un grande numero di parametri fisici e dipende anche dal modello fisico–matematico che descrive la dinamica di crescita.

 

In questi contesti così diversi viene disquisito come, dietro alla semplicità a un po’ banale e monotona di un esagono regolare, si possano nascondere in realtà strutture altamente complesse sia da un punto di vista fenomenologico che dal punto di vista della modellizzazione matematica.]



Per questo motivo sono sicuro che taluni fenomeni non esattamente rivelati dalla scienza, così come il principio di cui la vita, presentano delle impossibili soluzioni per ciò concernente le certezze dedotte ed interpretate dalla materia, sia essa scientifica che dottrinale.

 

Quindi solo con l’ausilio della metafisica possiamo accordare una più logica (illogica secondo taluni) spiegazione dell’immateriale al quale demandiamo al principio del Nulla di cui Kepler al pari di un artista ci fornisce nobile ‘poetica’; in quanto se pur principio di Vita svelarne la progressiva evoluzione (proveniente da una meteora precipitata in Terra annunziare salvezza…) comporta una paradossale condizione di opposta concretezza.

 

È plausibile ed ereticamente conseguibile, accettando anche ciò di cui un nesso ‘specifico e/o specificante’ può ricadere nell’apparente ‘casualità’ posta in ordine crescente per come dedotta (superando la fenditura di cui la particella o l’onda) e formulare, all’opposto, concreta certezza, più concreta certezza senza per questo ricadere nell’illogica spiritualità affine al Nulla…

 

Giacché come più volte letto, un ‘Nulla’ ampiamente specificato motivo dell’intero Creato, ed oltretutto anche perseguitato (come il Tomo in cui trascritto l’araldo della propria ed altrui radice, dalla Terra sino alla più alta foglia e ramo protesi nella volontà frutto della Vita, e successivamente corrisposti ed esposti all’umano proibito divieto ‘interpretativo’ di un più (in)certo Verbo e, di conseguenza, condotti al rogo di una più volgare e materiale concretezza affine alla seminata ignoranza di cui Roma signora indiscussa…).




Purtroppo il Dialogo non si è esaurito, così il mio amico di Cerreto, di nuovo vagabondo, mi ha costretto ad un più che severo esame di Coscienza.

 

Ma non capisci o intuisci che il mondo intero al servizio dell’Ape regina, e il miele che essa conserva il vero dono proibito della intiera esistenza?

 

Perché aspira all’astinenza!

 

Adeguati se vuoi sopravvivere, così renditi socievole e poni i tuoi filosofici servigi a buon utilizzo e profitto!




Certo il Cerretano non intende torto, intuisce più della mia incolta esisistenza la Natura della materia, senza Nessun Spirito con cui allietarla. Per codesto motivo e la sua Ape, nella meccanica operosità che intende seppur da buon cerretano evita, scorge il nettare di una più dolce esistenza, purgata dell’Anima o lo Spirito qual miglior condimento circa l’abdicata Natura per ogni rimossa Coscienza.

 

In ciò il Cerretano maestro!   

                

C’è chi, infatti, in questi lugubri Tempi, tanto della sperduta Fede (e non solo per la Natura o Vergine Madonna), quanto dell’altrettanta smarrita abdicata Ragione, dei vivi o presunti tali, affannarsi per propria ed altrui votata sventura circa la dovuta sopravvivenza, combattere ugual ghiaccio e gelo, comprese le oscure antiche ‘tenebre’ che ne conseguono.

 

Sono huomini venuti dal Freddo!

 

E codesti interpridi homini di fede vorremmo apostrofare come aiutare (come il Cerratano insegna), giacché non più sufficiente, e se per questo neppur all’altezza del loro superbo aspetto, una artificiosa nuova disposizione della neve, oltre la normale pista elettrificata del giorno, appaltata & curata, dal Droz in personam.

 

Ovvero, là ove Dio avendoci  puniti (Nessuno e Nulla esclusi dai benefici) circa il peccato consumato, essendo ‘noiglialtri’ e codesti amanti  del tutto pagani, e non accontentandoci d’una seppur modesta mela, azzannando e divorando ogni cosa che si muove e crea al di fuori dell’industriosa indiscussa humana opera, nel pieno dominio dell’Elemento per eccellenza, tal dominio dicevo, del potente antico feudo va servito et riverito, non più sufficiente il Leonardo e l’arme che l’accompagna, è hora di mutare l’intiero cantiere e farne Opera così da renderla all’altezza e più sublime ancora!

 

Le altezze si supereranno a tempo debito!

 

È hora d’attendere o sovrintendere appalti e carità! 

 


Ma siccome a codesto acume d’Eccelsa Eccellenza vorremo porre servigio, onorando la sua nell’altrui favella, di cui godono ampio frutto o indebito profitto, da Druz alternato e conservato in un nuovo piano Energetico, come appena hor hora detto, noi pensiamo oltre l’artifizio marchingegno dell’artificiosa neve, anche un più che nobile palcoscenico, affinché scivolando vicino ad ogni oscuro abisso, codesti nobili possano godere di più ampi profitti a scena aperta, purché esclusiva e con vista mozzando dell’altrui fiato!

 

Così poniamo i nostri modesti servigi affinché l’allestimento della grandiosa Opera possa allietare la loro discesa in questo deserto ove Nulla potrà crescere che non sia un automa ben coniato dal progresso.




Freddo inteso e conferito - in qual identico medesimo tempo - in cui il Sentiero condiviso, fra l’uomo e l’estinto, sia da un buon surgelatore quanto dal deceduto ghiacciaio.

 

Quindi e quantunque uomini venuti dal Freddo!


Taluni appiedati o in bicicletto, i più fortunati motorizzati e mi dicono ben surriscaldati!

(Giuliano) 




                                             LA GRANDIOSA OPERA



 

EFFETTO ALBA

 

  

L’effetto alba si ottiene in diversi modi. Uno schermo semicircolare è posto di traverso sul palco e fa da sfondo, come per le montagne. Su una piattaforma immediatamente dietro al centro del palco è posto un proiettore ad arco che viene manovrato manualmente e proietta un disco luminoso sulla tela dello schermo. Sul palco sono sospese luci colorate a incandescenza. In altri luoghi idonei sono disposti gruppi di lampade provviste di riflettori di forma speciale. Queste lampade possono essere introdotte successivamente nel circuito. Sopra i riflettori si possono far scorrere lastre di gelatina colorata in modo da conferire alla luce il colore desiderato. Le nostre incisioni mostrano i vari sistemi di illuminazione impiegati, mostrando le corde, le carrucole e gli altri congegni per girare o alzare i paralumi di gelatina in modo da dare l’effetto desiderato. L’elettricista inserisce prima nel circuito il gruppo di lampade che producono la luce blu, e contemporaneamente accende i paralumi blu sulle lampade. Ad un dato segnale l'operatore tira la fune in modo da portare i paralumi di colore rosso davanti alle lampade. Quando gli viene dato il segnale, l’operatore addetto alla lampada ad arco pone un vetro rosso davanti alle lenti del proiettore e accende la corrente alla lampada. Le resistenze nel circuito delle varie lampade ad incandescenza vengono successivamente ritirate in modo da accentuare la luce rossa del sole nascente. In alcuni teatri vengono utilizzate lampade a incandescenza colorate.

 

È molto efficace in molte opere, come in “Il Profeta” e “Tannhauser”.

 


 

 

CAMBIARE DAL GIORNO ALLA NOTTE

 

 

Uno degli effetti più belli prodotti sulla scena è il passaggio dal giorno alla notte o dalla notte al giorno, soprattutto il primo. Ciò si ottiene in vari modi, come segue: Per produrre l’effetto corretto, lo sfondo viene fatto quasi il doppio dell’altezza della scena normale; la metà superiore è dipinta per rappresentare un cielo al tramonto e la metà inferiore per rappresentare il chiaro di luna. È appeso in modo che sia visibile solo la metà superiore. Lo scenario della lontananza viene quindi dipinto su un pezzo separato, che viene profilato, cioè tagliato in modo irregolare, per rappresentare alberi, montagne o case. Questo pezzo è posizionato immediatamente davanti al cielo. Qualche metro più avanti si tiene quella che è conosciuta come una goccia di garza tagliata. Questo ha i lati e la parte superiore di tela dipinta a seconda dei casi, mentre il centro è riempito con una fine garza che conferisce un’immagine aerea effetto a distanza. Le luci rosse vengono utilizzate per conferire alla scena una morbida luce tramonto. Al momento opportuno la caduta dello schienale viene sollevata lentamente e costantemente. Mentre le luci rosse si attenuano lentamente, le luci verdi si accendono lentamente. L’effetto luna si ottiene in diversi modi, come descriveremo tra breve. A volte la luna viene fatta cadere di notte e metà del cielo sorge con essa. Quando si alza sopra il lontano orizzonte, le luci verdi si accendono alla massima potenza.




 

EFFETTO PIOGGIA 

 

 

La macchina della pioggia viene solitamente posizionata in alto tra le mosche. Viene fornito un cilindro di legno cavo di cinque piedi di circonferenza e quattro piedi di lunghezza. All’interno sono poste file di piccoli denti di legno. Una quantità di piselli secchi viene posta nel cilindro e un nastro viene fatto passare attorno a un’estremità di esso fino al tavolo del suggeritore. Facendo girare questi cilindri i piselli scendono tra i denti, e il rumore da essi prodotto fa una buona imitazione della pioggia che cade su un tetto. Le compagnie itineranti spesso devono recarsi in piccoli teatri dove lussi come le “macchine per la pioggia” sono sconosciuti. Un sostituto sufficientemente buono, tuttavia, è facilmente ottenibile. Un foglio di carta marrone pesante viene incollato sul cerchio di un bambino e una manciata di pallini per uccelli viene posizionata sopra la carta. Il telaio viene inclinato da un lato all'altro e il colpo rotola sulla carta, producendo un effetto pioggia abbastanza buono.





EFFETTO ARCOBALENO 

 

 

Nell’ultima scena di “Rheingold” gli dei entrano nel Walhalla attraverso il ponte dell’arcobaleno. L'arcobaleno è una magnifica illusione scenica e viene realizzata come segue: i prismi vengono fissati uno sopra l’altro davanti ad un proiettore elettrico. La luce che passa attraverso i prismi produce i vari colori dello spettacolo prismatico a causa dell’influenza delle gocce di pioggia. Come in natura, sembrano esserci due archi, il primario ed il secondario.



 

 

EFFETTO VENTO

 

  

Il vento è molto utile per aumentare l’effetto dei temporali sul palco, specialmente nei melodrammi. Laddove l’effetto è ben realizzato, l’esplosione spietata è molto realistica. La macchina eolica è portatile e può essere posizionata ovunque desideri il proprietario della proprietà. La macchina del vento è realizzata in vari modi, di cui il seguente è uno: viene realizzato un telaio pesante in cui posizionare un cilindro provvisto di pale, e somiglia molto alle ruote di poppa viste sui rimorchiatori del fiume Serio. Sulla parte superiore del cilindro è teso il più stretto possibile un pezzo di pesante seta gros-grain, ma spesso al suo posto viene sostituita la tela. Il rapido passaggio delle pale sulla superficie della seta o della tela produce il rumore del vento. Spesso le compagnie viaggianti si trovano in teatri dove non c’è la macchina del vento. In questo caso uno degli addetti al palco sceglie un pezzo pesante di tubo flessibile e se lo fa girare intorno alla testa. L’estrazione del vento dal tubo però non è del tutto soddisfacente.




  

EFFETTO TUONO 

 

 

L’effetto del tuono e del fulmine è piuttosto complicato, soprattutto il tuono, che può essere considerato il risultato della combinazione di più effetti. Per prima cosa viene scosso un grosso pezzo di lamiera, che produce l’imitazione di un tuono acuto e sferragliante. Questo non riesce a produrre il ruggito sordo, un riverbero che di solito si sente durante i temporali. Per produrre questo effetto viene realizzata una pesante cornice di scatola, e sopra di essa viene tesa strettamente una pelle di vitello. Su questo la mano della scena agisce con un bastone, un'estremità del quale è imbottita e ricoperta di pelle di camoscio. Questo è chiamato il tamburo del tuono e, se accompagnato da un lampo prodotto con l’aiuto di una torcia al magnesio, rende l’illusione molto realistica. Spesso vengono utilizzati due tamburi tuonanti contemporaneamente. Quindi viene utilizzato anche il “carro rumoroso”. Il carro rumoroso è una scatola riempita con materiale pesante e montata su ruote di forma irregolare. 

 


 

EFFETTO FULMINE PRIMA DELLA NEVE

 

 

Il fulmine viene prodotto in diversi modi, di cui quello che segue è un esempio. Viene fornita una scatola metallica con una grande apertura nella parte superiore. Nella parte inferiore è posta una lampada ad alcool a fiamma diffusa. Immediatamente sopra la fiamma c’è una mensola o un divisorio perforato con fori sottili. Questo viene, ovviamente, riscaldato molto caldo dalla fiamma. La miscela utilizzata per dare l’effetto del fulmine è composta da tre parti di polvere di magnesio e una parte di clorato di potassio. Questo viene versato sulla griglia riscaldata, attraverso la parte superiore della scatola di metallo. La combustione improvvisa della composizione produce lampi molto vividi. Un dispositivo simile è stato a lungo utilizzato dai fotografi per scattare fotografie istantanee in luoghi bui o di notte.




  

EFFETTO NEVE 


 

L’effetto della neve si ottiene in diversi modi. A volte da uno dei ponti intermedi vengono lanciati pezzi di carta, di tela o di capretto bianco, se il teatro ne è provvisto. Se ben fatto l’effetto è molto gradevole. I fiocchi di neve sono solitamente illuminati dalla luce elettrica. Spesso è necessario far apparire gli attori con tracce di neve sopra. Un modo per farlo è cospargerli di schiuma di sapone con una scopa di betulla prima che entrino in scena. Naturalmente la schiuma scompare in pochi istanti, corrispondenti allo scioglimento della neve. Nel caso di costumi ricchi è impossibile utilizzare schiuma di sapone, si utilizzano invece trucioli di ossa o mais macinato. Questo forma uno strato leggero che ricorda la neve. Aderisce ai capelli, alle spalle e alle pieghe degli abiti e non produce effetti negativi sul costume.


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