martedì 30 gennaio 2024

DIALOGO (filosofico) FRA DUE CACCIATORI

 







Approfondimento 


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Recentemente, durante una battuta di caccia in una sperduta valle della…., due cacciatori avvistarono un lupo sdraiato ai piedi di un grande abete, completamente ignaro di quello che poteva succedergli. I due cacciatori si guardarono.

 

‘Gli spariamo?’ domandò uno all’altro.

 

Il secondo lo guardò stupito e rispose di conseguenza: ‘No, caro amico. Sai benissimo che il lupo è un animale protetto, non si può cacciare’.

 

‘Storie!’ rispose l’altro sbottando. ‘Il lupo è il lupo e altro non fa che provocare danni agli allevatori sbranando pecore e agnelli’.

 

‘Non esageriamo!’

 

‘Non sto esagerando! Non sai, forse, che di recente è successo che un branco di lupi ha inseguito del bestiame facendolo precipitare in un burrone?.




L’altro non poteva negarlo: conosceva quella storia.

 

Rimasero per un po’ in silenzio guardando il lupo, lontano, che se ne stava bello tranquillo a riposare, poi il secondo riprese a parlare: ‘Detto fra noi, quel tranquillo signore sdraiato ai piedi dell’abete, durante la notte, va a caccia di caprioli. Ti assicuro che ogni anno se ne mangiano un centinaio. Ecco perché da qualche anno il numero dei caprioli è diminuito’.

 

‘Questo è vero, non posso darti torto’.

 

‘Cosa facciamo, allora?’.

 

L’amico indicò con il dito il punto in cui si trovava il lupo e ridendo disse: ‘Niente adesso. Perché quel dannato animale si è accorto di noi ed è sparito nel fitto del bosco’.




I due amici cominciarono a camminare e a discutere sulla presenza del lupo, e il loro discorso li portò a fare un confronto fra i danni provocati dall’animale e quelli provocati dall’uomo.

 

Quello che non aveva voluto sparare al lupo prese a parlare: ‘Non c’è dubbio: anche l’uomo è un predatore. Anzi, direi che la ferocia dell’uomo non ha limiti e viene esercitata non soltanto attraverso la caccia ma anche attraverso i mezzi potenti della tecnologia, che ha provocato gravi danni all’ecosistema del pianeta, l’estinzione di numerose specie viventi in terra e mare, l’inquinamento’.

 

‘Come se non bastasse, l’uomo è stato in grado di creare una serie di arsenali atomici capaci di provocare la fine dell’umanità’.

 

‘L’uomo provoca danni al pianeta anche perché è intelligente. Sembra una contraddizione ma è così. E forse influisce sul clima’.




‘Che il clima sia cambiato per effetto dell’attività umana è da vedere. Anche l’attività solare ha avuto un grande impatto a tale proposito. Ricorda che il clima è cambiato diverse volte, si sono succeduti periodi glaciali e periodi caldi anche quando l’uomo non esisteva o non poteva influire’.

 

‘Non sono convinto di quello che mi dici’.

 

‘Ti voglio ricordare allora, ad esempio, che i boschi raggiungevano i piedi del Cervino, tanto è vero che ancora oggi al Pian della Torba sotto il rifugio Oriondé, si trova un giacimento di torba’.

 

‘E quindi?’.

 

‘La torba è composta da residui di alberi. Significa che gli alberi crescevano a quote più alte. Sai bene che il colle del Teodulo una volta era una via di transito non innevata’.

 

‘Ma questo si può spiegare con varie cause, naturali e non naturali. Tornando al discorso del lupo, penso che sia un animale nocivo, da eliminare, e, in fondo, cattivo’.




‘No, guarda che ti sbagli: ognuno vive e si comporta semplicemente in base alla propria natura. Lasciamo perdere per un momento la questione del bene e del male, la diversità fra la natura umana e quella animale e veniamo ai fatti. La famosa espressione homo homini lupus ricorda cosa sia l’uomo. La storia dell’umanità dimostra la nostra natura spesso malvagia, capace di uccidere e compiere massacri con crudeltà per sopraffare i propri simili e acquisire maggiore potere, benessere o gloria’.

 

‘E allora? Cosa c’entra questo discorso con i lupi?’.

 

‘C’entra. Anche il lupo uccide come dici tu ma la sua natura gli ha posto dei precisi limiti oltre i quali non va perché non può andare. Pertanto, sterminarlo non ha senso e ho fatto bene a fermarti’.

 

I due amici vengono distratti dalla sagoma di un camoscio che passa velocemente non lontano da loro e abbandonano il loro discorso per inseguire la preda.

 

‘Ormai è tarda mattinata. È ora di mangiare un boccone, così se mi consenti vorrei continuare il mio discorso sul bene e sul male’.




‘Va bene. Cerca però di non rovinarmi la digestione con il tuo filosofare’.

 

‘Se vuoi resterò in silenzio’.

 

‘No, parla, parla. Ti dirò però che la questione del bene e del male mi ha sempre incuriosito, per cui ti ascolto’.

 

Sistemarono una tovaglia sul prato smeraldo: formaggi, salumi, qualche pagnotta, una fiasca di vino e dei bicchieri e cominciarono a mangiare di buon appetito.

 

‘Ti dirò, in breve, il mio pensiero. Conosco il chiasso della città, come la pace assoluta della montagna e dei luoghi più selvaggi, dalla Mongolia allo Yukon. Ho visto il mondo nelle sue manifestazioni più diverse, e questo mi induce a pormi in continuazione quesiti che non hanno mai avuto risposta. Esiste il male, certo. E come si concilia la presenza del male nel mondo con l’infinita bontà e onnipotenza di Dio?.

 

‘Mistero della fede’.

 

‘Non puoi risolverla così, sai? Hai un cervello, usalo!’




‘Usalo tu, mentre io mastico, ti ascolto’.

 

‘Dunque, alcuni concludono che Dio non esiste perché se esistesse non avrebbe consentito la presenza del male neppure indirettamente. Il peccato originale, che è accaduto all’inizio della storia dell’umanità, si è veramente verificato? Come ha potuto il primo uomo creato da Dio, certamente perfetto, cedere alla tentazione e peccare? Come questo peccato ha potuto trasmettersi a tutti gli uomini?’.

 

‘Non lo so, ma conosci i bambini’ disse l’amico tagliandosi l’ennesimo pezzo di formaggio con il coltellino.

 

‘Vedo che sei attento: la questione può essere infatti rovesciata: i bambini nascono con un’innata propensione all’egoismo, persino alla ferocia. Questo, dicono, è uno dei segni del peccato originale. Il destino dell’umanità non dipende dalla colpa di un uomo vissuto in tempi ormai lontani. Da secoli, la Chiesa stessa ha concluso che quello della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre è un simbolo potente, una grande parabola che spiega il meccanismo del libero arbitrio: uno può scegliere il peccato e il male e dunque restare lontano da Dio. 




Ma si può spiegare tutto con la libertà dell’uomo che può fare il bene oppure il male? Esistono esseri umani, alimentati dall’odio e dalla cattiveria, che sono disponibili a volere e fare il male? E se esistono, da quali forze distruttive e laceranti sono animati? E quali sono le responsabilità? Esistono esseri buoni ed esseri cattivi? Asseriva il filosofo Baruch Spinoza che la nostra libertà è relativa e condizionata da passioni invincibili. Insomma, il bene e il male nascono da un atto di libertà oppure sono la conseguenza di necessità intrinseche? Sigmund Freud avrebbe spiegato, almeno parzialmente, l’origine e la causa dei terribili delitti e del fanatismo delirante di molti dittatori. A sua volta Freud oggi è considerato superato come quasi tutta la psicanalisi’.

 

‘Non è facile creare una scienza della mente. Siamo così complicati noi esseri umani… quel guazzabuglio dell’animo umano, diceva quell’altro, Manzoni…’.




‘In ogni caso, il pensiero umano è soltanto all’inizio di questa importantissima indagine. Certamente la devastante presenza del male, inteso come negatività, abbandono del bene, mancanza di rispetto per la giustizia, consapevole volontà criminale, è scioccante. La storia dell’umanità testimonia la presenza del male. I laghi e i mari di tutta la terra forse non sono in grado di contenere le lacrime dell’umanità versate nel corso della storia. La storia recente, quella legata alla Seconda guerra mondiale, è ancora davanti ai nostri occhi e quasi ogni giorno i mezzi d’informazione ci ricordano episodi terrificanti come quelli avvenuti durante il nazismo e che hanno prodotto Auschwitz, diventato il simbolo dell’orrore e del dolore innocente del mondo. In un famoso discorso del 1928 Adolf Hitler affermava: “L’idea della lotta è antica come la vita stessa e in questa lotta il più forte, il più abile, vince, mentre il meno abile, il debole soccombe […] non è secondo i principi di umanità che l’uomo vive […] ma soltanto secondo la lotta più brutale”. Sembra il pensiero di Nietzsche applicato’.




‘E lo è’.

 

‘Nietzsche portava alle estreme conseguenze pensieri che erano stati di suoi predecessori, non lo considererei ideologo del nazismo. Comunque, per questo ha potuto esserne considerato un ispiratore, anche se ben oltre le sue intenzioni. E ancora negli anni Trenta, in Russia e Ucraina, circa 7 milioni di persone furono uccise nei gulag, lasciate morire di fame, soltanto per la loro fede, perché cristiani. E gli episodi di malvagità su larga scala si sono ripetuti e ancora oggi si ripetono. L’idea di lotta del più forte sembra avere una sua logica se viene applicata alla natura animale dove, per esempio, il maschio più forte garantisce la vittoria dei geni più robusti e la continuità della specie. Per certi aspetti, anche nella vita umana la legge del più forte si avverte.

 

Sovente l’uomo si comporta come l’animale. Ciò che più angoscia e disorienta è che l’uomo può andare ben oltre i limiti sanciti dalla natura animale e compiere crimini efferati con ferocia e cattiveria oltre ogni logica di sopravvivenza e prevalenza del più forte. L’uso della tortura, le persecuzioni, le azioni eseguite sotto la spinta del sadismo e dell’odio rivelano nell’essere umano la presenza di attitudini e capacità malefiche che non si riscontrano nel regno animale. In certi momenti l’uomo sembra essere dominato da una natura diabolica.




E allora mi ritrovo a domandarmi se il male inflitto nel corso della storia sia frutto di una scelta cosciente dell’uomo oppure di azioni prodotte da individui malati, ossessionati.

 

Tutte queste azioni negative potrebbero essere ricollegate ancora una volta semplicemente alla legge del più forte?

 

È vero, come afferma Nietzsche, che il bene e il male non esistono poiché la morale altro non è che la volontà di potenza repressa?

 

Quanto l’uomo è cosciente e responsabile delle proprie azioni?

 

E ancora: il male e il bene sono presenti in tutti gli uomini, o solo in qualcuno e in misura diversa?

 

Esistono gli uomini buoni o cattivi? Esistono gli angeli e i demoni?’.




‘Sono domande che in questo momento mi fanno girare la testa. O sarà stato il terzo bicchiere di vino?’.

 

‘Il vino, credo’ rispose l’amico ridendo. Era giusto alleggerire, ogni tanto, discorsi tanto pesanti, tanto opprimenti. Il male angoscia gli animi sensibili. E poi comunque continuò: ‘La religione cristiana, con la sua morale e la sua antropologia spirituale, ha spiegato la presenza del male come rinnegamento dell’immensa bontà di Dio e come azione personale e attiva dell’angelo ribelle, Satana, lo spirito potente che può influenzare la psiche’.

 

‘Satana è diabolos, il separatore’.

 

‘Infatti, anche lui, comunque, deve in qualche modo essere “invitato”. Oppure si avventa contro le creature più buone, i santi, i mistici, per tentarli e strapparli alla Grazia di Dio. Quesiti estremi, fatali. Non a caso, definite da sempre “le domande ultime” ’.




‘Nonostante lo abbia praticato meno di quanto avessi voluto, ricordo bene il catechismo’.

 

‘Ora, tutto ciò che avviene è provocato da una necessità intrinseca nel divenire delle cose? Una necessità secondo la quale i margini di libertà e di scelta sarebbero sostanzialmente inesistenti o molto scarsi? È difficile dare una risposta definitiva a tutti questi interrogativi. Solo le religioni, con l’ausilio della fede, propongono delle verità assolute.

 

Nel cristianesimo si dichiara – attraverso un simbolo – che l’origine del male sia molto chiara: tutto ha origine dal peccato originale con Adamo ed Eva e con Lucifero, capo degli angeli ribelli. L’uomo ha usato malamente la sua libertà, disubbidendo a Dio e perdendo per punizione il benessere derivante dal paradiso terrestre. L’uomo ha mantenuto la sua libertà e può scegliere tra il bene e il male. Il primo conduce l’uomo verso il sommo bene: la visione di Dio, in definitiva il paradiso. Il male lo conduce verso il sommo male: la privazione di Dio e della sua dolcezza, quello che viene chiamato inferno perché luogo di tormento lontano dal sommo bene.




C’è anche una via di mezzo, il purgatorio, un’ipotesi teologica che ha avuto grande fortuna, secondo cui si ritiene che vi siano anime che debbano purgarsi dei loro peccati e, infine, consumato il loro dolore per le offese inflitte all’ordine cosmico, cioè Dio, siano ammesse a una visione completa del sommo bene e quindi al paradiso, pienezza di visione di Dio. Questa descrizione, che per alcuni aspetti può apparire fiabesca, manifesta però un insegnamento ancora oggi necessario alla pacifica convivenza fra esseri umani’.

 

‘Che l’uomo è libero, deve scegliere il bene per migliorare se stesso e rispettare gli altri’.

 

‘Infatti’ approvò l’altro, vuotando l’ultimo bicchiere di buon vino color rosso rubino e facendo schioccare la lingua per la soddisfazione: ‘Buono questo vino’.

 

‘Eccome, annata eccezionale! Dov’ero rimasto… rispettare gli altri… ciò vale nella vita privata come nella vita pubblica. Su come si debba perseguire il bene sono stati scritti migliaia di libri. Mi accontento di rilevare che i principi morali, uniti alla sensibilità della propria coscienza, sono un riferimento fondamentale per l’uomo e per una pacifica convivenza. Occorre aggiungere che la ricerca, la tensione morale verso il bene, il giusto, il bello appagano più di ogni altra cosa l’animo umano’.




‘Detta così pare facile, ma non è facile’ obiettò l’amico offrendo all’oratore un altro bicchiere riempito di buon vino rosso.

 

‘Non dico che lo sia. Dico che il male si ritorce sull’uomo immediatamente e anche nel corso della vita terrena, perché è come un veleno che una volta ingerito provoca dei danni subito e anche dopo. E allora io chiedo e imploro: Signore, liberaci dal male’.

 

‘Tutte considerazioni molto interessanti, amico mio, ma secondo me sei troppo idealista. Ci sono molti malvagi che vivono vite tranquille e che non conoscono il veleno’ disse colui che prevalentemente ascoltava mentre raccoglieva i rimasugli del formaggio e dei salumi e il fiasco di vino e chiudeva tutto in un sacco.

 

Erano soddisfatti, sazi, circondati da una natura straordinariamente bella, e parlavano del bene e del male. Rimasero ancora un po’ seduti a riposare dopo mangiato mentre l’altro, il filosofo fra i due, ricominciò a parlare: ‘Tu dici che ci sono malvagi che vivono vite tranquille… Questo non lo credo possibile. Se non in questa vita, il male gli si ritorcerà contro dopo’.




‘Se esiste un dopo… vuoi del salame ce n’è ancora un po’?’.

 

‘Grazie, proprio l’ultimo pezzo. Mi piace, a questo punto, provare ad andare oltre. Occorre considerare che la concezione del male è strettamente legata alla natura umana, e in particolare il mondo dei valori della nostra civiltà è ancora, in parte, legato alla tradizione cristiana. Il concetto del male è nato e si è tramandato in questa storia millenaria contrapponendosi al bene. Attraverso la tensione fra ciò che è percepito come bene e male – enti probabilmente inseriti nel cuore dell’uomo dal senso comune, che viene prima della religione – si è evoluta l’umanità.

 

Le azioni che conducono al bene o al male dipendono e si realizzano nell’ambito della dimensione umana. A me piace pensare che nella più grande dimensione dell’universo le entità di bene e male perdono il loro significato. Nella dimensione cosmica tutto sta nel divenire, il bene e il male non esistono. Il cosmo si presenta ai nostri occhi immenso, infinito e misterioso, dominato da leggi a volte sconosciute di fronte alle quali emerge il limite della nostra ragione’.




‘Bravo, è proprio questo che volevo dirti. Prendi coscienza del limite della tua ragione. Non puoi capire ciò che non si può capire. Non puoi conoscere quello che non si può conoscere. Per me tu hai studiato troppo e alla fine hai nella testa una grande confusione. E inoltre non sei né San Tommaso né Sant’Agostino. E neppure Friedrich Nietzsche. Il problema che tu hai posto con tutta la tua erudizione io l’ho risolto fin da bambino. Io credo perché mio padre mi ha insegnato a credere. Punto e basta. E sono contento così. Chi si comporta bene va in paradiso, chi si comporta male va all’inferno’.

 

Mentre parlavano, videro davanti a loro un capriolo fuggire disperatamente, inseguito da un lupo. I due amici imbracciarono i fucili e si buttarono a terra pronti a sparare. Troppo tardi. Il capriolo e il lupo scomparvero nel folto del bosco dove non esiste né il bene e né il male, e neanche l’inferno e il paradiso, ma soltanto la  Natura ad immagine di Dio...

 

(Aimé Maquignaz, Il ritorno del lupo)

 

 

 

 

 



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