Approfondimenti
Non è che io sappia quanto voi amiate il Nulla,
così mi è facile presumere che un regalo vi sarà tanto più gradito quanto più
esso sia prossimo al Nulla.
Qualunque sia l’oggetto che vi aggradi come
evocazione del Nulla, bisogna che esso sia di tenue importanza, di piccola
misura, di prezzo minimo, e che non sia granché durevole, cioè che sia quasi
Nulla.
Nella Natura, queste cose abbondano e una scelta
si impone, ecco dunque una strenna d’elezione per un amatore del Nulla e degna
d’esser offerta ad un matematico che non ha Nulla e non riceve Nulla, perché i
fiocchi cadono dal cielo e sono simili alle stelle.
Vogliate ricevere in tutta serenità questa approssimazione
del Nulla e, se Voi l’apprezzate, trattenete il fiato, per paura di trovarvi
con Nulla.
Ecco allora perché esaminare il motivo per cui le
nevi alla loro prima caduta, prima di aggrovigliarsi in fiocchi più grossi,
sono sempre esagonali, ed hanno, ogni volta, sei raggi vellutati come piccole
piume…
(Keplero)
Anche Bentley, paradossalmente, nella morte a causa di una polmonite dopo una passeggiata nella tormenta di neve, dimostrò (…pur non volendo, ed immagino, inconsapevolmente…) di essere simmetrico alla ricerca di una vita intera spesa per l’amore di un Elemento, e con lui i molteplici aspetti assunti in Natura.
L’amore di
una vita intera impone il ruolo di ricercatore e scienziato autodidatta non
meno di meteorologo; pur non dimenticando l’artista, consapevole o meno, circa
la propria Arte adattata ai vari schemi della scienza, la quale scienza a sua
volta appaga, oltre l’avventuroso spirito di ricerca anche il meno nobile scopo
della ricchezza.
Anche, se
immagino, ogni sua lastra fotografica pari ad un quadro, nel quale l’artista
scorge e cerca di far intendere ciò di cui capace la Natura nell’apparente
Nulla di cui l’artista interprete e cantore al pari di ciò per cui
(consapevolmente o non, inconsciamente o non…) simmetricamente motivato: una pioggia una nevicata un cielo carico di
tesori distribuiti fra acqua gelo e neve.
L’occhio
intuisce e vede, la mente dell’Anima traduce e ricerca quanto ci appartiene
quale codice genetico simmetrico ed affine alla Natura… Un processo di reciproca
trasmutazione scientifica del quale abbiamo già accennato, uguale allo Spirito
interpretato circa la Natura studiata nelle vari fasi di transizione
dall’immateriale alla materia incarnata. Il ciclo compie la propria Opera di
morte e rinascita, se pur invisibile questo il rapporto che intercorre fra il
soggetto e l’oggetto della propria ricerca quale dottrinale genesi riflessa
nella ‘materia’.
[*Robert Hooke ha ripreso questa intuizione di Kepker circa 50
anni più tardi (Micrographia 1665),
arricchendola di una più solida base fenomenologica dovuta all’utilizzo del
microscopio Le intuizioni di Keplero e Hooke sulla struttura modulare dei
cristalli sono state formalizzate solo nel
1822 dall’abate francese Rene Just Hauy, il padre della cristallografia
moderna.
La risposta moderna alla domanda iniziale si basa
su una serie di nozioni di chimica, fisica delle transizioni di fase e
matematica delle strutture frattali.
Mi limiterò solo all’illustrazione di pochi
concetti di base.
L’origine di tutto è ovviamente nella formula chimica della molecola dell’acqua, H2O, e nell’osservazione ovvia che questa sostanza si presenta nella vita di tutti i giorni nei tre possibili stati (o fasi): stato gassoso (vapore acqueo), liquido e solido (ghiaccio).
Da notare che le 6 varie denominazioni dei
fenomeni di ‘passaggio tra stati’, ad esempio la transizione tra stato liquido
e stato gassoso si chiama ‘vaporizzazione’. La formazione di fiocchi di neve
avviene sostanzialmente (ma non esclusivamente) attraverso la ‘deposizione’
(chiamata anche in modo impreciso ‘condensazione’). Ci troviamo quindi a
temperature inferiori a 0 0 C, e il vapore acqueo presente nelle nubi
solidifica in cristalli senza passare per lo stato liquido.
Il passo successivo consiste nel realizzare che il modo di cristallizzazione ‘normale’ per l’acqua è quello esagonale, questa forma corrisponde alla fase stabile del ghiaccio, che si manifesta a pressioni e temperature compatibili con i fenomeni naturali di cui stiamo parlando.
La simmetria esagonale nasce quindi da qui, ma
questa spiegazione così semplice non è sufficiente per dar conto delle
molteplici forme dei cristalli di neve che possono manifestare configurazioni
stellate con ramificazioni varie delle punte (‘dendriti’) che rimandano a
strutture frattali sovrapposte alla simmetria esagonale.
Possiamo altresì constatare una grande variabilità
morfologica: strutture esagonali piatte più o meno compatte e suddivise in
settori, prismi esagonali (solidi o vuoti all’ interno), aghi...
I cristalli tendono a forme più semplici quando l’umidita (supersaturation) è bassa, ma il meccanismo per cui le forme cambiano così marcatamente con la temperatura non è stato ancora spiegato.
Siamo in presenza infatti di processi di crescita
molto complessi: descrivere il modo in cui molecole di vapore acqueo sono
incorporate in un certo cristallo che si sta formando coinvolge un grande
numero di parametri fisici e dipende anche dal modello fisico–matematico che
descrive la dinamica di crescita.
In questi contesti così diversi viene disquisito
come, dietro alla semplicità a un po’ banale e monotona di un esagono regolare,
si possano nascondere in realtà strutture altamente complesse sia da un punto
di vista fenomenologico che dal punto di vista della modellizzazione matematica.]
Per questo motivo sono sicuro che taluni fenomeni non esattamente rivelati dalla scienza, così come il principio di cui la vita, presentano delle impossibili soluzioni per ciò concernente le certezze dedotte ed interpretate dalla materia, sia essa scientifica che dottrinale.
Quindi solo
con l’ausilio della metafisica possiamo accordare una più logica (illogica
secondo taluni) spiegazione dell’immateriale al quale demandiamo al principio
del Nulla di cui Kepler al pari di un artista ci fornisce nobile ‘poetica’; in
quanto se pur principio di Vita svelarne la progressiva evoluzione (proveniente
da una meteora precipitata in Terra annunziare salvezza…) comporta una
paradossale condizione di opposta concretezza.
È
plausibile ed ereticamente conseguibile, accettando anche ciò di cui un nesso
‘specifico e/o specificante’ può ricadere nell’apparente ‘casualità’ posta in
ordine crescente per come dedotta (superando la fenditura di cui la particella
o l’onda) e formulare, all’opposto, concreta certezza, più concreta certezza
senza per questo ricadere nell’illogica spiritualità affine al Nulla…
Giacché
come più volte letto, un ‘Nulla’ ampiamente specificato motivo dell’intero
Creato, ed oltretutto anche perseguitato (come il Tomo in cui trascritto
l’araldo della propria ed altrui radice, dalla Terra sino alla più alta foglia
e ramo protesi nella volontà frutto della Vita, e successivamente corrisposti
ed esposti all’umano proibito divieto ‘interpretativo’ di un più (in)certo
Verbo e, di conseguenza, condotti al rogo di una più volgare e materiale
concretezza affine alla seminata ignoranza di cui Roma signora indiscussa…).
Purtroppo il Dialogo non si è esaurito, così il mio amico di Cerreto, di nuovo vagabondo, mi ha costretto ad un più che severo esame di Coscienza.
Ma non capisci o intuisci che il mondo intero al
servizio dell’Ape regina, e il miele che essa conserva il vero dono proibito
della intiera esistenza?
Perché aspira all’astinenza!
Adeguati se vuoi sopravvivere, così renditi
socievole e poni i tuoi filosofici servigi a buon utilizzo e profitto!
Certo il Cerretano non intende torto, intuisce più della mia incolta esisistenza la Natura della materia, senza Nessun Spirito con cui allietarla. Per codesto motivo e la sua Ape, nella meccanica operosità che intende seppur da buon cerretano evita, scorge il nettare di una più dolce esistenza, purgata dell’Anima o lo Spirito qual miglior condimento circa l’abdicata Natura per ogni rimossa Coscienza.
In ciò il
Cerretano maestro!
C’è chi,
infatti, in questi lugubri Tempi, tanto della sperduta Fede (e non solo per la Natura o Vergine Madonna),
quanto dell’altrettanta smarrita abdicata Ragione, dei vivi o presunti tali,
affannarsi per propria ed altrui votata sventura circa la dovuta sopravvivenza,
combattere ugual ghiaccio e gelo, comprese le oscure antiche ‘tenebre’ che ne conseguono.
Sono huomini venuti dal Freddo!
E codesti
interpridi homini di fede vorremmo apostrofare come aiutare (come il Cerratano
insegna), giacché non più sufficiente, e se per questo neppur all’altezza del
loro superbo aspetto, una artificiosa nuova disposizione della neve, oltre la
normale pista elettrificata del giorno, appaltata & curata, dal Droz in
personam.
Ovvero, là
ove Dio avendoci puniti (Nessuno e Nulla
esclusi dai benefici) circa il peccato consumato, essendo ‘noiglialtri’ e codesti
amanti del tutto pagani, e non accontentandoci
d’una seppur modesta mela, azzannando e divorando ogni cosa che si muove e crea
al di fuori dell’industriosa indiscussa humana opera, nel pieno dominio dell’Elemento
per eccellenza, tal dominio dicevo, del potente antico feudo va servito et
riverito, non più sufficiente il Leonardo
e l’arme che l’accompagna, è hora di mutare l’intiero cantiere e farne Opera così
da renderla all’altezza e più sublime ancora!
Le altezze
si supereranno a tempo debito!
È hora d’attendere o sovrintendere appalti e carità!
Ma siccome a codesto acume d’Eccelsa Eccellenza vorremo porre servigio, onorando la sua nell’altrui favella, di cui godono ampio frutto o indebito profitto, da Druz alternato e conservato in un nuovo piano Energetico, come appena hor hora detto, noi pensiamo oltre l’artifizio marchingegno dell’artificiosa neve, anche un più che nobile palcoscenico, affinché scivolando vicino ad ogni oscuro abisso, codesti nobili possano godere di più ampi profitti a scena aperta, purché esclusiva e con vista mozzando dell’altrui fiato!
Così
poniamo i nostri modesti servigi affinché l’allestimento della grandiosa Opera
possa allietare la loro discesa in questo deserto ove Nulla potrà crescere che
non sia un automa ben coniato dal progresso.
Freddo inteso e conferito - in qual identico medesimo tempo - in cui il Sentiero condiviso, fra l’uomo e l’estinto, sia da un buon surgelatore quanto dal deceduto ghiacciaio.
Quindi e quantunque uomini venuti dal Freddo!
Taluni appiedati o in bicicletto, i più fortunati motorizzati e mi dicono ben surriscaldati!
(Giuliano)
EFFETTO ALBA
L’effetto
alba si ottiene in diversi modi. Uno schermo semicircolare è posto di traverso
sul palco e fa da sfondo, come per le montagne. Su una piattaforma
immediatamente dietro al centro del palco è posto un proiettore ad arco che
viene manovrato manualmente e proietta un disco luminoso sulla tela dello
schermo. Sul palco sono sospese luci colorate a incandescenza. In altri luoghi
idonei sono disposti gruppi di lampade provviste di riflettori di forma
speciale. Queste lampade possono essere introdotte successivamente nel
circuito. Sopra i riflettori si possono far scorrere lastre di gelatina
colorata in modo da conferire alla luce il colore desiderato. Le nostre
incisioni mostrano i vari sistemi di illuminazione impiegati, mostrando le
corde, le carrucole e gli altri congegni per girare o alzare i paralumi di
gelatina in modo da dare l’effetto desiderato. L’elettricista inserisce prima
nel circuito il gruppo di lampade che producono la luce blu, e
contemporaneamente accende i paralumi blu sulle lampade. Ad un dato segnale
l'operatore tira la fune in modo da portare i paralumi di colore rosso davanti
alle lampade. Quando gli viene dato il segnale, l’operatore addetto alla
lampada ad arco pone un vetro rosso davanti alle lenti del proiettore e accende
la corrente alla lampada. Le resistenze nel circuito delle varie lampade ad
incandescenza vengono successivamente ritirate in modo da accentuare la luce
rossa del sole nascente. In alcuni teatri vengono utilizzate lampade a
incandescenza colorate.
È molto efficace in molte opere, come in “Il Profeta” e “Tannhauser”.
CAMBIARE DAL GIORNO
ALLA NOTTE
Uno degli effetti più belli prodotti sulla scena è il passaggio dal giorno alla notte o dalla notte al giorno, soprattutto il primo. Ciò si ottiene in vari modi, come segue: Per produrre l’effetto corretto, lo sfondo viene fatto quasi il doppio dell’altezza della scena normale; la metà superiore è dipinta per rappresentare un cielo al tramonto e la metà inferiore per rappresentare il chiaro di luna. È appeso in modo che sia visibile solo la metà superiore. Lo scenario della lontananza viene quindi dipinto su un pezzo separato, che viene profilato, cioè tagliato in modo irregolare, per rappresentare alberi, montagne o case. Questo pezzo è posizionato immediatamente davanti al cielo. Qualche metro più avanti si tiene quella che è conosciuta come una goccia di garza tagliata. Questo ha i lati e la parte superiore di tela dipinta a seconda dei casi, mentre il centro è riempito con una fine garza che conferisce un’immagine aerea effetto a distanza. Le luci rosse vengono utilizzate per conferire alla scena una morbida luce tramonto. Al momento opportuno la caduta dello schienale viene sollevata lentamente e costantemente. Mentre le luci rosse si attenuano lentamente, le luci verdi si accendono lentamente. L’effetto luna si ottiene in diversi modi, come descriveremo tra breve. A volte la luna viene fatta cadere di notte e metà del cielo sorge con essa. Quando si alza sopra il lontano orizzonte, le luci verdi si accendono alla massima potenza.
EFFETTO PIOGGIA
La macchina
della pioggia viene solitamente posizionata in alto tra le mosche. Viene
fornito un cilindro di legno cavo di cinque piedi di circonferenza e quattro
piedi di lunghezza. All’interno sono poste file di piccoli denti di legno. Una
quantità di piselli secchi viene posta nel cilindro e un nastro viene fatto
passare attorno a un’estremità di esso fino al tavolo del suggeritore. Facendo
girare questi cilindri i piselli scendono tra i denti, e il rumore da essi
prodotto fa una buona imitazione della pioggia che cade su un tetto. Le
compagnie itineranti spesso devono recarsi in piccoli teatri dove lussi come le
“macchine per la pioggia” sono sconosciuti. Un sostituto sufficientemente
buono, tuttavia, è facilmente ottenibile. Un foglio di carta marrone pesante
viene incollato sul cerchio di un bambino e una manciata di pallini per uccelli
viene posizionata sopra la carta. Il telaio viene inclinato da un lato
all'altro e il colpo rotola sulla carta, producendo un effetto pioggia
abbastanza buono.
EFFETTO ARCOBALENO
Nell’ultima scena di “Rheingold” gli dei entrano nel Walhalla attraverso il ponte dell’arcobaleno. L'arcobaleno è una magnifica illusione scenica e viene realizzata come segue: i prismi vengono fissati uno sopra l’altro davanti ad un proiettore elettrico. La luce che passa attraverso i prismi produce i vari colori dello spettacolo prismatico a causa dell’influenza delle gocce di pioggia. Come in natura, sembrano esserci due archi, il primario ed il secondario.
EFFETTO VENTO
Il vento è
molto utile per aumentare l’effetto dei temporali sul palco, specialmente nei
melodrammi. Laddove l’effetto è ben realizzato, l’esplosione spietata è molto
realistica. La macchina eolica è portatile e può essere posizionata ovunque
desideri il proprietario della proprietà. La macchina del vento è realizzata in
vari modi, di cui il seguente è uno: viene realizzato un telaio pesante in cui
posizionare un cilindro provvisto di pale, e somiglia molto alle ruote di poppa
viste sui rimorchiatori del fiume Serio. Sulla parte superiore del cilindro è
teso il più stretto possibile un pezzo di pesante seta gros-grain, ma spesso al
suo posto viene sostituita la tela. Il rapido passaggio delle pale sulla
superficie della seta o della tela produce il rumore del vento. Spesso le
compagnie viaggianti si trovano in teatri dove non c’è la macchina del vento.
In questo caso uno degli addetti al palco sceglie un pezzo pesante di tubo
flessibile e se lo fa girare intorno alla testa. L’estrazione del vento dal
tubo però non è del tutto soddisfacente.
EFFETTO TUONO
L’effetto del tuono e del fulmine è piuttosto complicato, soprattutto il tuono, che può essere considerato il risultato della combinazione di più effetti. Per prima cosa viene scosso un grosso pezzo di lamiera, che produce l’imitazione di un tuono acuto e sferragliante. Questo non riesce a produrre il ruggito sordo, un riverbero che di solito si sente durante i temporali. Per produrre questo effetto viene realizzata una pesante cornice di scatola, e sopra di essa viene tesa strettamente una pelle di vitello. Su questo la mano della scena agisce con un bastone, un'estremità del quale è imbottita e ricoperta di pelle di camoscio. Questo è chiamato il tamburo del tuono e, se accompagnato da un lampo prodotto con l’aiuto di una torcia al magnesio, rende l’illusione molto realistica. Spesso vengono utilizzati due tamburi tuonanti contemporaneamente. Quindi viene utilizzato anche il “carro rumoroso”. Il carro rumoroso è una scatola riempita con materiale pesante e montata su ruote di forma irregolare.
EFFETTO FULMINE PRIMA DELLA NEVE
Il fulmine
viene prodotto in diversi modi, di cui quello che segue è un esempio. Viene
fornita una scatola metallica con una grande apertura nella parte superiore.
Nella parte inferiore è posta una lampada ad alcool a fiamma diffusa.
Immediatamente sopra la fiamma c’è una mensola o un divisorio perforato con
fori sottili. Questo viene, ovviamente, riscaldato molto caldo dalla fiamma. La
miscela utilizzata per dare l’effetto del fulmine è composta da tre parti di
polvere di magnesio e una parte di clorato di potassio. Questo viene versato
sulla griglia riscaldata, attraverso la parte superiore della scatola di
metallo. La combustione improvvisa della composizione produce lampi molto
vividi. Un dispositivo simile è stato a lungo utilizzato dai fotografi per
scattare fotografie istantanee in luoghi bui o di notte.
EFFETTO NEVE
L’effetto
della neve si ottiene in diversi modi. A volte da uno dei ponti intermedi
vengono lanciati pezzi di carta, di tela o di capretto bianco, se il teatro ne
è provvisto. Se ben fatto l’effetto è molto gradevole. I fiocchi di neve sono
solitamente illuminati dalla luce elettrica. Spesso è necessario far apparire
gli attori con tracce di neve sopra. Un modo per farlo è cospargerli di schiuma
di sapone con una scopa di betulla prima che entrino in scena. Naturalmente la
schiuma scompare in pochi istanti, corrispondenti allo scioglimento della neve.
Nel caso di costumi ricchi è impossibile utilizzare schiuma di sapone, si
utilizzano invece trucioli di ossa o mais macinato. Questo forma uno strato
leggero che ricorda la neve. Aderisce ai capelli, alle spalle e alle pieghe
degli abiti e non produce effetti negativi sul costume.
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