In riferimento
alla Bestia
PRESIDENTE [Alfredo Rocco] – Ha chiesto di parlare
l’onorevole Matteotti.
Ne ha
facoltà.
MATTEOTTI – Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle
elezioni la proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessuno certamente,
degli appartenenti a questa Assemblea, all’infuori credo dei componenti la
Giunta delle elezioni, saprebbe ridire l’elenco dei nomi letti per la
convalida; nessuno, né della Camera né delle tribune della stampa. (Vive
interruzioni alla destra e al centro)
DARIO LUPI – È passato il tempo in cui si parlava per le
tribune!
MATTEOTTI – Certo la pubblicità è per voi un’istituzione
dello stupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori – Interruzioni alla destra e al
centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste da parte dell’Assemblea
una conoscenza esatta dell’oggetto sul quale si delibera. Soltanto per quei
pochissimi nomi che abbiamo potuto afferrare alla lettura, possiamo immaginare
che essi rappresentino una parte della maggioranza. Or contro la loro convalida
noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: cioè, che la lista di
maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di
quattro milioni e tanti voti… (Interruzioni)
VOCI AL CENTRO – E anche più!
MATTEOTTI – … cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e
liberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di
percentuale che è necessaria (Interruzioni – Proteste) per conquistare, anche
secondo la vostra legge [Legge Acerbo] i due terzi dei posti che le sono stati
attribuiti! Potrebbe darsi che i nomi letti dal presidente siano di quei
capilista che resterebbero eletti anche se, invece del premio di maggioranza,
si applicasse la proporzionale pura in ogni circoscrizione.
Ma poiché
nessuno ha udito i nomi, e non è stata premessa nessuna affermazione generica
di tale specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi contestiamo in questo
luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza. (Rumori
vivissimi) Vorrei pregare almeno i colleghi, sulla elezione dei quali oggi si
giudica, di astenersi per lo meno dai rumori, se non dal voto. (Vivi commenti –
Proteste – Interruzioni alla destra e al centro)
MAURIZIO MARAVIGLIA – In contestazione non
c’è nessuno, diversamente si asterrebbe!
MATTEOTTI – Noi contestiamo…
MARAVIGLIA – Allora contestate voi!
MATTEOTTI – Certo sarebbe maraviglia se contestasse lei!
L’elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è
valida in tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione
fatta esplicitamente dal Governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa
ufficiale, ripetuta dagli oratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni
non avevano che un valore assai relativo, in quanto che il Governo non si
sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso – come ha
dichiarato replicatamente – avrebbe mantenuto il potere con la forza, anche se…
(Vivaci interruzioni a destra e al centro – Movimenti dell’onorevole presidente
del Consiglio)
VOCI A DESTRA – Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra!
(Applausi alla destra e al centro)
MATTEOTTI – Codesti vostri applausi sono la conferma
precisa della fondatezza del mio ragionamento. Per vostra stessa conferma
dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua
volontà… (Rumori, proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è
trovato libero di fronte a questo quesito…
MARAVIGLIA – Hanno votato otto milioni di italiani!
MATTEOTTI – … se cioè egli approvava o non approvava la
politica o per meglio dire il regime del Governo fascista. Nessuno si è trovato
libero, perché ciascun cittadino sapeva a priori che se anche avesse osato
affermare a maggioranza il contrario, c’era una forza a disposizione del
Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori e
interruzioni a destra)
UNA VOCE A DESTRA – E i due milioni di
voti che hanno preso le minoranze?
ROBERTO FARINACCI – Potevate fare la
rivoluzione!
MARAVIGLIA – Sarebbero stati due milioni di eroi!
MATTEOTTI – A rinforzare tale proposito del Governo,
esiste una milizia armata… (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di
‘Viva la milizia’)
VOCI A DESTRA – Vi scotta la milizia!
MATTEOTTI – … esiste una milizia armata… (Interruzioni a
destra – Rumori prolungati)
VOCI – Basta! Basta!
PRESIDENTE – Onorevole Matteotti, si attenga all’argomento.
MATTEOTTI – Onorevole presidente,
forse ella non m’intende; ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata…
(Interruzioni a destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di
sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del
fascismo e non, a differenza dell’Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni
e rumori a destra)
VOCI A DESTRA – E le guardie rosse?
MATTEOTTI – Vi è una milizia armata, composta di cittadini
di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un
determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse.
(Commenti) In aggiunta e in particolare… (Interruzioni) mentre per la legge
elettorale la milizia avrebbe dovuto astenersi, essendo in funzione o quando
era in funzione, e mentre di fatto in tutta l’Italia specialmente rurale
abbiamo constatato in quei giorni la presenza di militi nazionali in gran
numero… (Interruzioni – Rumori)
FARINACCI – Erano i balilla!
MATTEOTTI – È vero, onorevole Farinacci, in molti luoghi
hanno votato anche i balilla! (Approvazioni all’estrema sinistra – Rumori a
destra e al centro)
VOCE AL CENTRO – Hanno votato i disertori per voi!
ENRICO GONZALES – Spirito denaturato e rettificato!
MATTEOTTI – Dicevo dunque che mentre abbiamo visto
numerosi di questi militi in ogni città e più ancora nelle campagne
(Interruzioni), gli elenchi degli obbligati alla astensione, depositati presso
i Comuni, erano ridicolmente ridotti a tre o quattro persone per ogni città,
per dare l’illusione dell’osservanza di una legge apertamente violata, conforme
lo stesso pensiero espresso dal presidente del Consiglio che affidava ai militi
fascisti la custodia delle cabine (Rumori). A parte questo argomento del proposito
del Governo di reggersi anche con la forza contro il consenso, e del fatto di
una milizia a disposizione di un partito che impedisce all’inizio e
fondamentalmente la libera espressione della sovranità popolare ed elettorale e
che invalida in blocco l’ultima elezione in Italia, c’è poi una serie di fatti
che successivamente ha viziate e annullate tutte le singole manifestazioni
elettorali. (Interruzioni, commenti)
VOCI A DESTRA – Perché avete paura! Perché scappate!
MATTEOTTI – Forse al Messico si usano fare le elezioni non
con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle. (Vivi rumori –
Interruzioni – Approvazioni all’estrema sinistra) E chiedo scusa al Messico, se
non è vero! (Rumori prolungati). I fatti cui accenno si possono riassumere secondo
i diversi momenti delle elezioni. La legge elettorale chiede… (Interruzioni –
Rumori) Dicevo che il primo momento elettorale è quello per il quale ogni
partito presenta con 300 o 500… (Interruzioni – Rumori)
PAOLO GRECO – È ora di finirla! Voi svalorizzate il
Parlamento!
MATTEOTTI – E allora sciogliete il Parlamento!
GRECO – Voi non rispettate la maggioranza e non avete
diritto di essere rispettati.
MATTEOTTI – Ciascun partito doveva, secondo la legge
elettorale, presentare la propria lista di candidati… (Vivi rumori)
MARAVIGLIA – Ma parli sulla proposta dell’onorevole
Presutti.
MATTEOTTI – Richiami dunque lei all’ordine il presidente!
La presentazione delle liste – dicevo – deve avvenire in ogni circoscrizione
mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle
cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su
quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un
notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate ‘provocazioni’,
sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi)
GIUSEPPE BASTIANINI – Questo lo dice lei!
VOCI DALLA DESTRA – Non è vero, non è
vero!
MATTEOTTI – Volete i singoli fatti? Eccoli: a Iglesias il
collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata
circondata… (Rumori)
MARAVIGLIA – Non è vero. Lo inventa lei in questo momento.
FARINACCI – Va a finire che faremo sul
serio quello che non abbiamo fatto!
MATTEOTTI – Fareste il vostro mestiere!
EMILIO LUSSU – È la verità, è la verità!
MATTEOTTI – A Melfi… (Rumori vivissimi – Interruzioni) A
Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza. (Rumori) In
Puglia fu bastonato perfino un notaio. (Rumori vivissimi)
GINO ALDI MAI – Ma questo nei ricorsi non c’è! In
nessuno dei ricorsi! Ho visto io gli atti delle Puglie e in nessun ricorso è
accennato il fatto di cui parla l’onorevole Matteotti.
FARINACCI – Vi faremo cambiare sistema!
E dire che sono quelli che vogliono la normalizzazione!
MATTEOTTI – A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le
firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati.
VOCI A DESTRA – Perché erano falsi.
MATTEOTTI – Se erano falsi, dovevate denunciarli ai
magistrati!
FARINACCI – Perché non ha fatto i reclami alla Giunta
delle elezioni?
MATTEOTTI – Ci sono.
UNA VOCE DAL BANCO DELLE COMMISSIONI – No, non ci sono; li
inventa lei.
PRESIDENTE – La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio
di compostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo.
Onorevole Matteotti, continui.
MATTEOTTI – Io espongo fatti che non dovrebbero provocare
rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è
ingiuria per nessuno in ciò che dico; c’è una descrizione di fatti.
ATTILIO TERUZZI – Che non esistono!
MATTEOTTI – Da parte degli onorevoli componenti della
Giunta delle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o
documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo come una
situazione e un regime di violenza non solo determinino i fatti stessi, ma
impediscano spesse volte la denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che
persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in
un documento che un fatto era avvenuto, sono state immediatamente percosse e
messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso. Già nelle
elezioni del 1921, quando ottenni da questa Camera l’annullamento per violenze
di una prima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti
alla Giunta delle elezioni furono chiamati alla sede fascista, furono loro
mostrate le copie degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni
illecitamente comunicate, facendo a essi un vero e proprio processo privato
perché avevano attestato il vero o firmato i documenti! In seguito al processo
fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi. (Rumori – Interruzioni)
VOCI A DESTRA – Lo provi!
MATTEOTTI – La stessa Giunta delle elezioni ricevette
allora le prove del fatto. Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso
siamo costretti a portare in questa Camera l’eco di quelle proteste che
altrimenti nel Paese non possono avere alcun’altra voce ed espressione.
(Applausi all’estrema sinistra) In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le
formalità notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in tempo si
dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in altre provincie. A
Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere con nuove firme, per
supplire quelle che in Basilicata erano state impedite.
UNA VOCE DAL BANCO DELLA GIUNTA – Dove furono impedite?
MATTEOTTI – A Melfi, a Iglesias, in Puglia… devo ripetere?
(Interruzioni – Rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è che i
candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano
esporre in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o
anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei
luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile.
UNA VOCE – Non è vero! Parli l’onorevole Mazzoni.
(Rumori)
MATTEOTTI – Su ottomila comuni italiani, e su mille
candidati delle minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo
numero di casi, soltanto là ove il partito dominante ha consentito per alcune
ragioni particolari o di luogo o di persona. (Interruzioni – Rumori) Volete i
fatti? La Camera ricorderà l’incidente occorso al collega Gonzales.
TERUZZI – Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate
gli ufficiali nel Naviglio. Io, per un anno, sono andato a casa con la pena di
morte sulla testa!
MATTEOTTI – Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci
altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al
banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo
avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919.
VOCI – Non è vero! Non è vero!
ALDO FINZI – Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di
parlare a Michele Bianchi!
MATTEOTTI Lei dice il falso! interruzioni –
Rumori) Il fatto è semplicemente questo, che
l’onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla
fine del comizio che essi tennero, sono arrivato io e ho domandato la parola in
contraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare.
(Rumori – Interruzioni)
FINZI – Non è così!
MATTEOTTI – Porterò i giornali vostri che lo attestano.
FINZI – Lo domandi all’onorevole Merlin che è più
vicino a lei! L’onorevole Merlin cristianamente deporrà.
MATTEOTTI – L’onorevole Merlin ha avuto numerosi
contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il
passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano, non
dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle
elezioni? (Rumori) E, signori che mi interrompete, anche qui nell’assemblea?
(Rumori a destra)
TERUZZI – È ora di finirla con queste falsità!
MATTEOTTI – L’inizio della campagna elettorale del 1924
avvenne dunque a Genova con una conferenza privata e per inviti da parte
dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i
fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all’oratore di
aprire nemmeno la bocca. (Rumori – Interruzioni – Apostrofi)
UNA VOCE – Non è vero, non fu impedito niente. (Rumori)
MATTEOTTI – Allora rettifico! Se l’onorevole Gonzales
dovette passare otto giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu
bastonato. (Rumori – Interruzioni) L’onorevole Gonzales, che è uno studioso di
San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli
doveva parlare… (Rumori vivissimi – Scambio di apostrofi fra alcuni deputati
che siedono all’estrema sinistra)
PRESIDENTE – Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade.
Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia
breve, e concluda.
MATTEOTTI – L’Assemblea deve tenere conto che io debbo
parlare per improvvisazione, e che mi limito…
VOCI A DESTRA – Si vede che improvvisa! E dice che
porta dei fatti!
GONZALES – I fatti non sono improvvisati! (Rumori)
MATTEOTTI – Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione
di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento
dell’Assemblea… (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza
ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu
lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in
contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto
dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole Bentini a Napoli,
alla conferenza che doveva tenere il capo dell’opposizione costituzionale,
l’onorevole Amendola, e che fu impedito… (Oh, oh! – Rumori)
VOCI A DESTRA – Ma che costituzionale! Sovversivo come
voi! Siete d’accordo tutti!
MATTEOTTI – Vuol dire dunque che il termine ‘sovversivo’
ha molta elasticità!
GRECO – Chiedo di parlare sulle affermazioni
dell’onorevole Matteotti.
MATTEOTTI – L’onorevole Amendola fu impedito di tenere la
sua conferenza per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di
corpi armati i quali intervennero in città…
ENRICO PRESUTTI – Dica bande armate, non corpi armati!
MATTEOTTI – Bande armate, le quali impedirono la pubblica
e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste
condizioni: su 100 dei nostri candidati circa 60 non potevano circolare
liberamente nella loro circoscrizione!
VOCI A DESTRA – Per paura! Per paura! (Rumori –
Commenti)
FARINACCI – Vi abbiamo invitati telegraficamente!
MATTEOTTI – Non credevamo che le elezioni dovessero
svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche
dell’avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate! (Rumori)
Che non fosse paura poi lo dimostra il fatto che, per un contraddittorio, noi
chiedemmo che a esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno dei nostri;
perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che ‘qualcuno di noi
ha provocato’ e come ‘in seguito a provocazioni’ i fascisti ‘dovettero’ legittimamente
ritorcere l’offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)
VOCI A DESTRA – L’avete studiato bene!
ORAZIO PEDRAZZI – Come siete pratici di queste cose, voi!
PRESIDENTE – Onorevole Pedrazzi!
MATTEOTTI – Comunque, ripeto, i candidati erano nella
impossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni!
VOCI A DESTRA – Avevano paura!
FILIPPO TURATI – Paura! Sì, paura! Come nella Sila,
quando c’erano i briganti, avevamo paura. (Vivi rumori a destra, approvazioni a
sinistra)
UNA VOCE – Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è
stato rispettato.
TURATI – Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna!
(Applausi a sinistra – Rumori a destra)
PRESIDENTE – Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi
incidenti!
MATTEOTTI – Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi
impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non
parlo! (Approvazioni all’estrema sinistra – Rumori prolungati)
PRESIDENTE – Ha finito? Allora ha facoltà di parlare
l’onorevole Rossi…
MATTEOTTI – Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il
mio diritto di parlare! Io non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti.
Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati – Conversazioni)
ANTONIO CASERTANO presidente della Giunta
delle elezioni – Chiedo di parlare.
PRESIDENTE – Ha facoltà di parlare l’onorevole presidente
della Giunta delle elezioni. C’è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta.
MATTEOTTI – Onorevole presidente!…
PRESIDENTE – Onorevole Matteotti, se ella vuol parlare, ha
facoltà di continuare, ma prudentemente.
MATTEOTTI – Io chiedo di parlare non prudentemente, né
imprudentemente, ma parlamentarmente!
PRESIDENTE – Parli, parli.
MATTEOTTI – I candidati non avevano libera circolazione…
(Rumori – Interruzioni)
PRESIDENTE – Facciano silenzio! Lascino parlare!
MATTEOTTI – Non solo non potevano
circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse
abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide
poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano
che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l’indomani o dover
abbandonare il proprio Paese ed emigrare all’estero. (Commenti)
VOCE A DESTRA – Erano disoccupati!
MATTEOTTI – No, lavorano tutti, e solo non lavorano quando
voi li boicottate…
VOCI A DESTRA – E quando li boicottavate voi?
FARINACCI – Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!
MATTEOTTI – Uno dei candidati, l’onorevole Piccinini, al
quale mando a nome del mio gruppo un saluto… (Rumori)
VOCI A DESTRA – E Berta? Berta! A…
MATTEOTTI – …conobbe cosa voleva dir obbedire alla
consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere
accettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato per essere
il destino suo all’indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di
urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte della
battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa.
Lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche questo è un fatto
concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni. (Approvazioni
all’estrema sinistra) Un’altra delle garanzie più importanti per lo svolgimento
di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei
rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che nella
massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di
autorità, i seggi – anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli
comunali imposti dal Governo e dal partito dominante – risultarono composti
quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l’unica garanzia
possibile, l’ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della
presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare.
Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei
casi tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza
non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in
qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque
avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera
come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre
nuovo reclamo o documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali
di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi da per tutto le
operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di
lista. Veniva così a mancare l’unico controllo, l’unica garanzia, sopra la quale
si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e colla dovuta
legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città
e in qualche provincia, il giorno delle elezioni, vi è stata una certa libertà.
Ma questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo, e
l’onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere, fu data a
uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati dall’opinione
pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito
alla violenza con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che
una certa libertà c’è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi
dove fu concessa a scopo dimostrativo quella relativa libertà, le minoranze
raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza – con
questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle
elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto
specialmente nel Milanese e nel Genovesato e in parecchi altri luoghi, dove le
elezioni diedero risultati assai poco soddisfacenti in confronto alla lista
fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali,
bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni…
(Vivissimi rumori al centro e a destra)
UNA VOCE A DESTRA – Ricordatevi delle devastazioni dei
comunisti!
MATTEOTTI – Onorevoli colleghi, a un comunista potrebbe
essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai
nazionalisti, né ai fascisti, come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo, danni
per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio che ha residenza in
Roma ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta, e il soccorso
economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l’Italia
è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre
regioni che furono citate all’ordine del giorno dal presidente del Consiglio
per l’atto di fedeltà che diedero al Governo fascista, e che prima erano state
organizzate presso i contadini dal partito socialista o dal partito popolare,
gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la ‘regola del
tre’. Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato, persino da un prefetto, dal
prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino
contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente
alternati, in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di
ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti
personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia,
dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò eccellente.
FINZI – Evidentemente lei non c’era! Questo metodo non
fu usato!
MATTEOTTI – Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua
negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato.
FINZI – Lo provi!
MATTEOTTI – In queste regioni tutti gli elettori…
FRANCO CIARLANTINI – Lei ha un trattato;
perché non lo pubblica?
MATTEOTTI – Lo pubblicherò quando mi si assicurerà che le
tipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a
destra); perché come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli
furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di
pubblicare le nostre cose. (Rumori) La ‘regola del 3’, cui prima accennavo,
diede modo al partito dominante di controllare personalmente ciascun elettore e
applicare il giorno seguente ai ribelli la sanzione col boicottaggio dal lavoro
o con le percosse. (Rumori)
VOCI – No, no!
MATTEOTTI – Nella massima parte dei casi però non vi fu
bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni
resistenza e dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone,
votando, per tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal
dirigente locale del Sindacato fascista o del fascio. (Vivi rumori –
Interruzioni)
GIACOMO SUARDO – L’onorevole Matteotti non insulta me
rappresentante: insulta il popolo italiano e io per la mia dignità esco
dall’Aula. (Rumori – Commenti) La mia città [Bergamo] in ginocchio ha
inneggiato al Duce Mussolini, sfido l’onorevole Matteotti a provare le sue
affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest’Aula. (Applausi –
Commenti)
TERUZZI – L’onorevole Suardo è medaglia d’oro! Si
vergogni, onorevole Matteotti. (Rumori all’estrema sinistra)
PRESIDENTE – Facciano silenzio! Onorevole Matteotti,
concluda!
MATTEOTTI – Io posso documentare e far nomi. In altri
luoghi invece furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà
era stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell’Italia
prefascista, ma che dall’Italia fascista ha avuto l’onore di essere allargato a
larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale,
essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano
liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati
a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare
con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che
giovani di 20 anni si presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno
che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio
pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono a
impedirlo.
EDOARDO TORRE – Basta, la finisca! (Rumori – Commenti)
Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni
deputati scendono nell’emiciclo)
PRESIDENTE – Onorevoli
deputati, li invito
alla calma, sgombrino l’emiciclo!
TORRE – Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento!
(Commenti – Rumori)
VOCI – Vada in Russia!
PRESIDENTE – Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti,
concluda!
MATTEOTTI – Coloro che ebbero la ventura di votare e di
raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi comuni
specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di
controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e
verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti
voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano,
così come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al
contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati
per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo
una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto:
anzi noi abbiamo potuto avere il nostro voto il più delle volte, quasi
esclusivamente, da coloro che non potevano essere sospettati di essere
socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più
facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo
credute socialisti, si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro
diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della
nuova Italia contro l’oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro
ringraziamento. (Applausi all’estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della
Camera) Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre
rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché
ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno… (Rumori) per queste ragioni
noi domandiamo l’annullamento in blocco della elezione di maggioranza.
VOCI A DESTRA – Accettiamo! (Vivi applausi a destra e
al centro)
MATTEOTTI – Riconosciamo che i ricorsi non potevano, per
la stessa esistenza del regime di violenza, essere documentati. Ma è appunto
una investigazione che solo la Giunta nella sua discrezione, nella sua
coscienza potrebbe compiere, investigando da per tutto, in ogni documento,
luogo per luogo. Noi domandiamo che sia compiuto tale esame, domandiamo alla
Giunta che essa investighi sui metodi usati in quasi tutta Italia. È un dovere
e un diritto, senza il quale non esiste sovranità popolare. Noi sentiamo tutto
il male che all’Italia apporta il sistema della violenza; abbiamo lungamente
scontato anche noi pur minori e occasionali eccessi dei nostri. Ma appunto per
ciò, noi domandiamo alla maggioranza che essa ritorni all’osservanza del
diritto. (Rumori – Interruzioni – Apostrofi dal centro) Voi che oggi avete in
mano il potere e la forza, voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio
di tutti gli altri essere in grado di fare osservare la legge da parte di
tutti. (Interruzioni a destra)
VOCI A DESTRA – E la rivoluzione dov’è?
MATTEOTTI – Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi e educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.
(Applausi all’estrema sinistra – Vivi rumori)