venerdì 7 aprile 2023

L'ALTRA WILDERNESS

 





in riferimento 


alla  Wilderness






L’ORO

 

Negli Stati Uniti, i file Appleby rivelano legami offshore personali o aziendali  di soci chiave di Trump che sono accusati di aver contribuito a mettere ‘America First’.

 

I file mostrano come Ross, il segretario al commercio di Trump, abbia utilizzato una catena di entità delle Isole Cayman per mantenere una partecipazione finanziaria in Navigator Holdings, una compagnia di navigazione i cui principali clienti includono la società energetica Sibur collegata al Cremlino. Tra i principali proprietari di Sibur ci sono Kirill Shamalov, genero di Putin, e Gennady Timchenko, un miliardario sanzionato dal governo degli Stati Uniti nel 2014 a causa dei suoi legami con Putin. Sibur è uno dei principali clienti di Navigator, pagando alla società più di 23 milioni di dollari nel 2016.




Quando è entrato a far parte del gabinetto di Trump, Ross ha ceduto i suoi interessi in 80 società. Ma ha mantenuto partecipazioni in nove società, comprese le quattro che lo collegano a Navigator e ai suoi clienti russi.

 

Queste rivelazioni si inseriscono in un contesto di crescenti preoccupazioni per il coinvolgimento nascosto della Russia negli affari politici statunitensi.

 

Sibur è ‘una società con legami clientelari’, ha affermato Daniel Fried, un esperto di Russia che ha ricoperto incarichi di alto livello nel Dipartimento di Stato nelle amministrazioni repubblicane e democratiche.

 

‘Perché un funzionario del governo degli Stati Uniti dovrebbe avere rapporti con un amico di Putin?’.




Un portavoce di Ross ha affermato che il segretario al commercio non ha mai incontrato il genero di Putin o gli altri proprietari di Sibur e che non era nel consiglio di amministrazione di Navigator quando ha avviato la sua relazione con Sibur.

 

Ross si è ritirato dalle questioni che riguardano la navigazione internazionale, ha detto il suo portavoce, e ‘ha generalmente sostenuto le sanzioni dell’amministrazione’ contro le entità russe.

 

I file trapelati hanno anche portato ad altre scoperte sui legami commerciali USA-Russia.

(The International Consortium of Investigative Journalists)





 Trovato l’oro cosa accadeva?

 

 

Chi ne veniva in possesso come lo usava?







E’ curioso apprendere che, nonostante le incredibili ricchezze estratte durante la corsa all’oro, a San Francisco non esistette una banca fino al gennaio del 1849, così in tutta la California. I commercianti erano gli unici che possedevano cassette di sicurezza, quindi divennero loro una sorta di banchieri: si ritrovarono a custodire depositi d’oro e a spedirlo un po’ ovunque.



Il grosso dell’oro trovato dai cercatori, però, non veniva affatto accumulato, veniva speso!

 

I cercatori facevano vite grame, in pochi si arricchirono, e soprattutto detestavano le banche. Non dimentichiamoci che erano per lo più di estrazione contadina e per essi le banche erano vere e proprie corporazioni di strozzini di cui diffidare. Prima che i cercatori d’oro iniziassero fidarsi delle banche, dovettero abituarsi a violenze, estorsioni e furti. Dunque in molti preferirono a lungo nascondere le loro ricchezze in buche, in anfratti, in posti segreti, così anche negli spostamenti, magari costruendo carri con falsi fondi.




Furono solo i grandi investitori a dar credito alle banche.

 

Non c’è nulla di strano in questo.

 

Nel west, ancora alla metà del diciannovesimo secolo, sostanzialmente la società era incentrata sul baratto, circolava poco denaro e pochissime lettere di credito. Il mezzo di scambio per i cercatori d’oro, non era la moneta, era direttamente la polvere d’oro! Con un pizzico di quella polvere effettuavano ogni pagamento… ed i principali pagamenti riguardarono donne e prestazioni sessuali. La stragrande maggioranza dei minatori durante la California Gold Rush era composta da uomini. Un censimento del 1850 mostra che appena l’8% dei californiani era di sesso femminile. L’estrema assenza di donne portò alla diffusione di comportamenti omosessuali, soprattutto a San Francisco dove, in numerosi dei 537 saloon cittadini, si esercitava la prostituzione di uomini travestiti da donne.

 

Chiaramente anche le poche donne che c’erano erano in larga parte meretrici.




Fu una donna, la cuoca Jenny Wimmer, a bollire la prima pepita della Sutter’s Mill per verificare che fosse oro, ma addurre questo esempio per sostenere un discorso sull’importanza delle donne nella ricerca dell’oro è poca roba. Le donne, nel paese dell’oro, fecero fortuna, ma come prostitute.

 

Qualcuna di esse riuscì a guadagnare pure 50.000 dollari in pochi mesi, liberandosi degli sfruttatori ed investendo in case d’abboccamento. In molte divennero ricche. Pensiamo per esempio alle famose Ah Toy, una cinese che gestì una catena di bordelli, e Belle Cora, un’irlandese che divenne proprietaria di un bordello di lusso a San Francisco. Per di più, se l’uomo giungeva in California a caccia di oro, gran parte del gentil sesso vi arrivava a caccia di marito e, tranne per quel che riguarda matrimoni combinati a distanza, nella maggior parte dei casi, queste donne trovavano marito proprio tra i loro clienti dei bordelli.




 Come conseguenza, le donne che si prostituivano erano biasimate, a differenza degli uomini che avevano un amante o frequentavano le case di piacere. Queste prostitute erano spesso chiamate “fallen women” (“donne decadute”) o “soiled doves” (“colombe sporche”). Altri nomi variavano da “prostitute” o “whore” (putt**a) a “sporting woman” (donna sportiva), “painted cat” (gatta dipinta), “inmate” (detenuta), “lady of the half-world” (signora del mondo di mezzo), “calico queen” (regina di calico), “nymphe du prairie” (ninfa della prateria), “nymphe du pave” (ninfa della strada), “girl of the night” (ragazza della notte).

 

Anche il possedere prostitute era un modo per vedersi rifiutato dalla società.

 

La carriera di una “madam” o di una prostituta comune era molto spesso abbastanza breve. Si tentava di uscirne mettendo da parte i soldi per poter ricominciare una nuova vita da qualche altra parte, ma pochissime ci riuscirono, e molte probabilmente nemmeno ci provarono. I loro giorni finivano nella maggior parte dei casi in una squallida camera di saloon, uccise da una overdose di laudano.




I tentativi da parte degli storici di rintracciare nomi e fotografie delle prostitute del West non hanno avuto molto successo: queste sventurate preferivano mantenere segreti i loro veri nomi, per vergogna o per proteggere il nome della loro famiglia. Le città del bestiame erano notoriamente le città con la più alta presenza di prostitute di tutto il West. A seguire c’erano le grandi città dei minatori (San Francisco, Denver, Leadville, Tombstone) e quelle lungo la ferrovia.

 

Era raro trovare bordelli o case di piacere nelle cittadine minori, ma era possibile che esse avessero due o tre prostitute che lavoravano nei saloon cittadini. Nelle città di bestiame le prostitute avevano un intero quartiere destinato al loro lavoro. La parte bene della comunità le isolava e ne permetteva la presenza in città solamente in alcune ore del pomeriggio. Solitamente la ferrovia divideva la parte rispettabile da quella “depravata”, che aveva un proprio nome come il “Distretto a luci rosse”.




 I soldati avevano una diversa presenza delle prostitute nei loro forti. Inizialmente esse lavoravano nella lavanderia dei forti e sotto la reputazione di lavandaie svolgevano l’altro lavoro. Nel 1878 il Congresso approvò una legge che vietasse le prostitute all’interno dei forti, e furono realizzati degli agglomerati di baracche poco distanti chiamati “hog ranch” (ranch dei porci) dove, sotto la rispettabilità di un allevamento di maiali, trovava spazio un piccolo bordello con prostitute.

 

Come il gioco d’azzardo, la prostituzione diventò presto un giro d’affari molto remunerativo. Dai primi insediamenti di tende nei campi minerari o nelle carovane che raggiungevano la California ai più ricchi agglomerati urbani, la prostituzione conobbe un forte incremento di “colombe sporche” e di coloro che le sfruttavano. La loro gerarchia corrispondeva inevitabilmente al luogo dove lavoravano.




Le ‘Case di piacere’ rappresentavano il gradino più alto della gerarchia. Lussuosamente e finemente arredate, col miglior cibo e i migliori liquori serviti, queste case di piacere raccoglievano le ragazze più belle, colte ed educate, vestite elegantemente. Guadagnavano tra i 20 e i 30 dollari a cliente e potevano arrivare anche a 100 dollari. Spesso gli uomini facoltosi o i politici avevano le mani su queste case e ne erano clienti assidui, ma capitava che la padrona fosse un’ex prostituta che aveva guadagnato abbastanza da mettersi in proprio. I minatori, i cowboy o gli operai in genere non avevano i mezzi per visitare queste case e comunque non erano i benvenuti.

 

I Bordelli erano gestiti da una “madam” e non erano opulenti e lussuosi come le case di piacere, tuttavia molti erano ben tenuti e arredati, altri erano sordidi, a seconda dell’affluenza di clienti. Le ragazze guadagnavano da 10 a 20 dollari a visita.




Questi bordelli a volte distribuivano buoni con il timbro “good for one” (letteralmente “vale una consumazione”) per invogliare gli uomini a entrare. Il pagamento delle prostitute era collegato ai drink venduti (la stessa cosa avveniva nei saloon): più i clienti consumavano, più le ragazze guadagnavano (ogni drink aveva un certo valore, in media 50 cent).

 

I Saloon e le sale da ballo erano molto simili ai bordelli, con la differenza che erano il gradino gerarchico più “popolato” dalle prostitute. Insomma, la maggior parte delle prostitute del West lavorava nei saloon/sale da ballo. Esse guadagnavano tra 2 e 5 dollari a cliente, ma alcune venivano pagate in base alle consumazioni o a settimana.




Le “Culle” o “Stalle” o “case da caccia” rappresentano uno dei gradini più bassi. Le “culle” (o “stalle”, o “case da caccia”) erano luride baracche ad una branda. Il loro affitto settimanale era di 25 dollari, e le prostitute che vi lavoravano guadagnavano tra i 25 cent e il dollaro e mezzo per i loro servizi, ma potevano rifiutare clienti. A volte avevano un lenone che le controllava, altre un uomo che le aiutava a trovare i clienti, ma per la maggior parte delle volte lavoravano da sole. Attendevano alla finestre, semi nude per attirare clienti. Alcune di esse lavoravano anche con 60 clienti a notte. La maggior parte di esse erano alcolizzate o drogate, o vecchie ormai abbruttite che non trovavano più lavoro nei bordelli, nei saloon o nelle case di piacere.

 

Nelle “culle” spesso vi erano costrette a lavorare le ragazze cinesi. Queste “daughters of joy” (figlie della gioia) erano vendute dalle loro famiglie oppure rapite. Spesso erano tossicodipendenti da oppio.




Le Prostitute da strada erano il gradino più basso, queste donne non avevano più una casa e neppure un posto riparato dove lavorare: il più delle volte stendevano una coperta in un vicolo e lì lavoravano e vivevano. Erano perlopiù donne ormai prossime alla morte, vecchie abbandonate e malate, quasi sempre alcolizzate o tossicodipendenti. Si prostituivano per qualche moneta, o in cambio di drink o di droga. Il perché ragazze e donne diventavano prostitute non è riconducibile ad un solo motivo. Alcune lo facevano per mantenere sé stesse, altre perché amavano sinceramente il sesso, altre perché erano costrette (come le ragazze cinesi, trattate come vere e proprie schiave).




Succedeva anche che i saloon le adescassero con manifesti che promettevano buone paghe e vestiti eleganti. Molte erano vedove, altre povere ragazze senza lavoro, sole in quelle lande sperdute e impossibilitate a ritornare nell’Est. In ogni caso la loro non era una vita facile e felice. I tassi di suicidio erano altissimi, così come l’uso di alcool e droghe (si è accennato precedentemente alla diffusione di oppio e laudano – per saperne di più vedi le note). Ma se una donna voleva smettere questa vita, poteva mettere da parte un po’ di soldi e ricominciare da qualche altra città del West.




Dal momento che il mondo in cui vivevano era principalmente un mondo di violenza, le prostitute si guadagnarono la fama di temibili lottatrici. Nascoste nelle giarrettiere, nei cappellini, nei guanti o nelle cinture dei vestiti, tenevano delle Deringer, piccole pistole dal grosso calibro che a distanza ravvicinata erano spesso micidiali. Anche i coltelli facevano parte del loro armamentario. Solitamente gli uomini trattavano con educazione qualsiasi tipo di donna (d’altronde il proprietario del bordello o del saloon dove lavoravano lo esigeva) ma se ubriachi potevano degenerare. In quel caso una prostituta con una Deringer in mano era quasi sempre molto pericolosa e non era raro che il malcapitato si ritrovasse con la pelle ricamata dalle pallottole.




Nei campi minerari, le prostitute spesso avevano nomi coloriti come “Spanish Queen” (Regina Spagnola), “Contrary Mary” (Mary la Testarda) e “Diamond Lil” (Lil Diamante). I primi tempi esse seguivano gli accampamenti minerari, a volte itineranti, e lavoravano in tende fin quando non veniva costruito un solido edificio più adatto allo scopo. Non tutte le ragazze dei saloon erano prostitute, ma molte di esse offrivano servizi “extra”. Cantanti e attrici spesso erano guardate con sospetto a causa della loro dubbia moralità. Poiché molte di esse andavano sul palco succintamente vestite (in rapporto alla moda dell’epoca) ed erano a volte coinvolte in scandali, la loro reputazione di attrici o artiste ne risentiva agli occhi della società, fossero o no coinvolte nella prostituzione. Molte donne divenute bandite furono in precedenza prostitute.

(FarWest)







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